ISLAM: La donna uguale davanti a Dio, diversa davanti agli uomini

Pur non potendo propriamente parlare di processo di emancipazione, la Rivelazione coranica ha certamente portato ad un miglioramento della condizione della donna nei Paesi islamici in quanto l'Islam ha riconosciuto alla donna piena personalità giuridica al pari dell'uomo, attribuendole il diritto di ereditare beni e di amministrare il proprio patrimonio ed ha limitato la pratica della poligamia.

Tuttavia, i Paesi arabo-islamici si diversificano profondamente per il trattamento dei diritti delle donne, i quali non sono ovunque tutelati o comunque non sono tutelati alla stessa maniera; dato certo è che l'ineguaglianza tra i sessi rimane un problema da affrontare e risolvere anche perché rappresenta indubbiamente una delle maggiori problematiche che ostacolano lo sviluppo della regione araba e la sua credibilità ed affidabilità all'interno dello scenario internazionale.

Se è vero che uomini e donne non hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità in nessuno dei Paesi arabo-islamici, è altrettanto vero che la situazione è diversa in ognuno di essi: lo Stato maggiormente all'avanguardia sotto questo punto di vista è certamente la Tunisia nella quale, grazie all'operato di Bourghiba (politico tunisino ed in seguito Presidente, leader della lotta per l'indipendenza e fondatore della Tunisia moderna, il quale avviò un vasto piano di importanti riforme attraverso la diffusione dell'insegnamento, l'adozione del “Code du statut personnel” e la creazione di un sistema di amministrazione moderno), è tra i Paesi più liberali del mondo islamico in quanto qui le pratiche della poligamia e del ripudio sono illegali, le donne possono gestire autonomamente le proprie attività finanziarie e possono trasmettere la propria nazionalità ai figli; al contrario, lo Yemen è il Paese più arretrato e meno sviluppato in cui la poligamia è legale e largamente diffusa, le donne non possiedono alcun diritto legale sui figli e non è prevista un'età minima per il matrimonio (di recente, purtroppo, abbiamo sempre più spesso assistito alla triste e disumana pratica delle "spose-bambine" dell'età di soli 9 anni che ha interessato Paesi come Yemen ed Afghanistan).

La condizione delle donne in quest'area è certamente legata, oltre che alle tradizioni religiose e sociali, anche ad una scarsa diffusione di cultura e di istruzione: il tasso di alfabetismo in questi Stati è generalmente molto basso (ad esempio in Yemen l'alfabetismo maschile sfiora l'81% ma quello femminile è fermo al 46%) e nella maggior parte di questi Paesi alle donne non è concessa la possibilità di intraprendere studi universitari; a ciò sono ovviamente connesse le diverse opportunità in ambito lavorativo e professionale, tanto che negli Emirati Arabi Uniti il tasso di disoccupazione è di circa il 7% per gli uomini e del 22% per le donne le quali, nei momenti di crescita economica sono le ultime ad ottenere un posto di lavoro, ma nei momenti di crisi economica sono le prime ad essere licenziate, tanto che i Paesi arabo-islamici hanno il tasso di attività economica femminile più basso al mondo.

Partendo da queste considerazioni generali e tenendo sempre presente che ci sono significative differenze di modernizzazione tra i Paesi appartenenti al mondo arabo-islamico, i prossimi paragrafi saranno dedicati all'approfondimento di quelle pratiche che indubbiamente discriminano le donne di quest'area.