Costruire una diaspora, costruirsi in diaspora. Pratiche locali e militanza giovanile in un processo politico di ridefinizione dell'identità tamil in Italia.
Verso il bipolarismo etnico
Una delle conseguenze di questi anni di crisi economica saranno le sommosse del 1971 del gruppo marxista JVP nelle aree rurali del sud che tuttavia tralasceremo qui di trattare per concentrarci sui provvedimenti che vanno di nuovo a colpire la popolazione tamil.
Nel 1972 viene varata una nuova costituzione che elimina le ultime tutele per le minoranze etniche e in cui il buddismo acquista lo status di religione predominante nel paese. È una svolta in senso autoritario, il cui “tratto saliente era lo stabilire una struttura della repubblica di tipo unicamerale, una democrazia centralizzata in cui l'elemento dominate era l'esecutivo” (De Silva 2005 : 668) attraverso cui si poteva decretare facilmente lo stato d'emergenza (uno strumento che sarà sempre più frequente). Al governo c'è ancora lo SLFP con S. Bandaranike, eletta però nel 1970 in una coalizione chiamata United Front (UF).
L'elemento più importante che va a colpire la comunità tamil è tuttavia la riforma universitaria che stabilisce che chi fa il test d'ingresso in lingua singalese possa accedere agli studi con un risultato inferiore a chi fa il test in lingua tamil. A questo provvedimento si aggiunge nel 1973 un'ulteriore riforma che stabilisce un sistema di quote per accedere all'università. Il provvedimento, che nasce per incentivare la possibilità di studiare nelle aree rurali, si mostra ben presto come un altro strumento per facilitare l'accesso dei singalesi all'università a discapito dei tamil. Il distretto di Jaffna, in particolare, si troverà improvvisamente con un eccesso di giovani istruiti a cui viene impedito di accedere all'università. La frustrazione nel vedere vane le proprie possibilità di carriera e il senso di abbandono da parte di un governo che “preferiva comunque un medico singalese a un buon medico” saranno un elemento fondamentale nello spingere molti giovani verso la politica militante. Questi giovani faranno da anello di congiunzione tra la leadership politica tamil e la popolazione e saranno fra i principali protagonisti della biforcazione politica degli anni a venire: la via politica e la lotta armata. Per la prima volta tutti i partiti Tamil si riuniscono nel 1972 a Trincomalee per chiedere il riconoscimento della lingua tamil, il ritorno ad uno stato secolare, il riconoscimento di diritti per le minoranze, la garanzia della cittadinanza per tutti, una decentralizzazione amministrativa e l'abolizione del sistema di caste (Balasurya 2003).
Insieme formano un Fronte Unito Tamil (TUF) che nel 1976 diventerà Fronte Unito di Liberazione Tamil (TULF) e, riunendosi a Veddukoddai siglerà la risoluzione, che dalla città prende il nome, in cui per la prima volta si chiede il secessionismo dallo Sri Lanka per formare il Tamil Eelam.
La situazione politica che segue le elezioni del 1977 vede una serie di cambiamenti significativi: l'UNP torna al governo sotto la leadership di J.R. Jayeweardene, mentre lo SLFP si riduce a 8 seggi e nessun partito marxista entra in parlamento. L'elemento per noi più interessante è tuttavia la vittoria del TULF in tutte le regioni tamil, vittoria ottenuta portando il progetto di secessione in campagna elettorale. Con suoi 18 seggi il TULF diventa di fatto il principale partito d'opposizione, cosa che non era mai capitata al Federal Party.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Costruire una diaspora, costruirsi in diaspora. Pratiche locali e militanza giovanile in un processo politico di ridefinizione dell'identità tamil in Italia.
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Informazioni tesi
Autore: | Riccardo Trulla |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Antropologia culturale ed etnologia |
Relatore: | Luciano Li Causi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 216 |
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