Esiti degli interventi clinici nel Day Hospital Psichiatrico

Diversi lavori pubblicati in letteratura valutano l’efficacia del day hospital in alternativa alla degenza ordinaria. Da una indagine nazionale sui day hospital psichiatrici in Inghilterra è emerso che i day hospital non hanno un ruolo definito all’interno della gamma dei servizi per la sanità mentale della comunità, anzi sembra racchiudere un gruppo eterogeneo di strutture di servizi di salute mentale che riflette la molteplicità di scopi e funzioni anche all’interno di una singola istituzione. Questo potrebbe risultare come una positiva prova della flessibilità dei modelli di day hospital per adeguarsi alle diverse necessità locali. In ogni caso, questo studio solleva interrogativi circa la generalizzabilità di ricerca esistente. Un recente sondaggio su 102 servizi di day hospital psichiatrici in Inghilterra indica che il 66% di questi servizi è considerato una valida alternativa alla terapia intensiva di ricovero ma rappresenta un trattamento più costoso. Per misurare l’efficacia del trattamento alla dimissione, a 3 mesi e 12 mesi dall’uscita, vengono considerate alcune variabili, tra cui la qualità soggettiva di vita e la soddisfazione per il trattamento. I risultati evidenziano come i pazienti in day hospital mostrano un miglioramento psicopatologico al momento della dimissione, soddisfazione per il trattamento e un’alta qualità della vita soggettiva. Tuttavia, questo vantaggio non è persistito 3 mesi dopo la dimissione, quando i pazienti erano di nuovo in cura nella comunità. Una recente revisione della letteratura (Marshall e coll., 2003) fornisce una completa panoramica sull’efficacia – in termini di miglioramento clinico, funzionamento sociale e qualità della vita – e sui costi – in termini di riduzione dei ricoveri ospedalieri e dei costi assistenziali – del day hospital rispetto al ricovero ambulatoriale. Emerge che il “day treatment program” è più efficace nel migliorare la sintomatologia ma non permette di giungere a conclusioni definitive sul funzionamento sociale, sulla qualità della vita, sul comportamento suicida, sui costi assistenziali e sulla soddisfazione per il trattamento. In merito al “day care centre” non si può giungere ad alcuna conclusione di efficacia e costi a causa del numero esiguo di studi condotti e di carenze metodologiche. A fronte di questi dati si ritiene che le differenze nell’organizzazione dei servizi psichiatrici nelle varie nazioni impediscano spesso di confrontare in maniera corretta l’efficacia dei servizi. Tali considerazioni sono state anche esposte nel lavoro di un simposio della Società Italiana di Psichiatria, sezione Emilia Romagna, nel quale si rileva la difficoltà di valutare gli esiti del day hospital oltre che nella definizione del suo rapporto con le situazioni d’urgenza, differenziandole dalle condizioni in cui è invece possibile programmare il day hospital stesso. Attualmente i dati per sostenere l’idea che il day hospital permette di evitare il ricovero ospedaliero sono deboli: non ci sono dati che riferiscono la soddisfazione per la cura o la qualità della vita e quelli disponibili sullo stato mentale e sul funzionamento sociale sono ambigui. Secondo uno studio pilota, che esamina l’efficacia di un programma parziale di due settimane di tipo cognitivo-comportamentale, i brevi trattamenti psichiatrici costo-contenuti ed efficaci avvantaggiano i pazienti con umore, ansia e/o disordini di personalità e la sanità pubblica. Uno studio naturalistico in Germania si è focalizzato sull’individuazione dei criteri rilevanti per decidere se è indicato un trattamento di day hospital o un ricovero ospedaliero, considerando un campione di 567 pazienti ricoverati. L’offerta specifica del trattamento in day hospital si basa su una combinazione di un trattamento multimodale e di contatti continui con l’ambiente domestico. I risultati mostrano alcune differenze in riferimento ad aspetti clinici utilizzati per selezionare i pazienti. Emerge che il buon risultato raggiunto dai pazienti in day hospital è associato ad una motivazione alta e ad incarichi ricoperti nell’ambiente domestico; mentre i pazienti ricoverati mostrano un elevato potenziale di regressione. Una recente revisione della letteratura (Macpherson e coll., 2009) presenta un modello di cura che si è evoluto nel Regno Unito che permette di determinare gli effetti di 24 ore di riabilitazione residenziale (“Ward in a house”) paragonati al trattamento standard ospedaliero per la gente con schizofrenia. Lo studio si rivolge a 22 partecipanti controllati nell’arco di due anni. La metà di essi rappresenta il gruppo sperimentale, che vive in una casa dove sono presenti uno psicologo, un infermiere ed un assistente infermieristico per fornire 24 ore di cura. I pazienti si occupano dei lavori domestici e di alcune mansioni di autosufficienza. Lo psicologo lavora con ciascun paziente per migliorare l’interazione e il comportamento sociali. Il gruppo di controllo ha, invece, un trattamento standard ospedaliero basato sulla terapia occupazionale, terapia industriale e attività ricreative. La maggior parte dei dati risulta di difficile interpretazione poiché più del 50% dei partecipanti di entrambi i gruppi si perde al follow up. Inoltre 3 persone del gruppo sperimentale vengono riammesse all’ospedale e altre soggiornano brevemente nello stesso.