''Slow Travels'' - La riscoperta della lentezza e dei luoghi nei testi di Bouvier, Heat-Moon e Rumiz
Un passo verso il meno è un passo verso il meglio
La lentezza, che aveva caratterizzato il peregrinare di Nicolas Bouvier lungo le strade d’Asia quale strumento privilegiato per l’incontro con l’altro, sarà elemento fondante anche del suo assai travagliato percorso editoriale e di affermazione presso il pubblico dei lettori. Rientrato dal Giappone nel 1956, l’autore si stanzierà infatti fin da subito presso la sua residenza di Coligny, vicino al lago Lemano, per intraprendere quel febbrile lavoro di «progressiva testualizzazione del viaggio» che si rivelerà essere per lui «un momento tanto necessario quanto il viaggio stesso, e come tale soggetto alle stesse prove di fatica, spogliamento e radicalità».
Tale processo di lenta ‘decantazione’ del testo, intesa come proseguimento del cammino, ma anche come mezzo attraverso il quale rievocare ed esaltare il valore del viaggio compiuto, viene portato alla luce dai ricordi dell’amico Alain Dufour e della moglie Éliane come una sorta di purificazione, un esercizio ascetico e doloroso vissuto dallo scrittore nella continua lotta con la propria memoria sensoriale, alla costante ricerca della parola giusta, essenziale ma esaustiva, in grado di rappresentare nel modo migliore quel complesso insieme di sensazioni e scoperte che il viaggio aveva rappresentato. Un’opera di cesellamento e affinamento, questa, paragonabile a quella di un artigiano e che egli aveva saputo apprezzare nelle opere di scrittori quali Vladimir Holan, Henri Michaux, Friedrich Hölderlin, Friedrich Nietzsche e Federico García Lorca, ammirati da Bouvier per la loro capacità di avvicinarsi a «ce point central, ce ‘quasar’ où tout ne peut que disparaître».
Nell’estate del 1961 il manoscritto de L’Usage du monde, comprendente circa quattrocento pagine scritte da Nicolas e quarantotto disegni realizzati da Thierry, è finalmente completato e depositato presso gli editori Arthaud e Gallimard. I due amici, che avevano lavorato fianco a fianco alla realizzazione dell’opera, sono assai fiduciosi di riuscire a compiere un nuovo e importante passo verso il loro sogno di «scrivere a quattro mani il libro del mondo», e le cose sembrano andare al meglio quando, il 27 ottobre, il libro viene accettato da Arthaud che convoca Bouvier per la stipula del contratto di edizione. Il giorno fissato per l’incontro è l’8 di novembre e ad attendere il ritorno di Nicolas, già pronti a festeggiare con una bottiglia di champagne, ci sono Eliane, Thierry e Floristella. Al suo arrivo, tuttavia, Bouvier spegne immediatamente il loro entusiasmo: «Arthaud m’a demandé de couper cent pages, j’ai refusé, tout tombe à l’eau». I due amici bussano allora alla porta di Gallimard, il cui comitato di redazione si dimostra interessato al testo, ma non entusiasta dei disegni a corredo. È un ‘prendere o lasciare’ e Nicolas non ha alcun dubbio: «Si, chez Arthaud [et Gallimard], ils sont trop gourmands, trop timorés, trop cons, reprends notre bonne soupe!».
Anche i successivi tentativi di presentare il libro presso altri editori (tra cui Flammarion, Denoël, Buchet-Chastel) si riveleranno purtroppo infruttuosi. A spiegare il motivo di questi primi insuccessi sarà, anni dopo, Michel Le Bris, creatore e promotore del Festival “Etonnants Voyageurs de Saint-Malo” oltre che navigato editore di letteratura di viaggio:
Par sa forme, par son propos, ce chef d’oeuvre arrivait trop tôt: à une époque où l’on ne jurait que par le marxisme et le structuralisme, il avait le tort de s’attacher à de petits instants d’éternité, à de subtils portraits.
Ritornato a Ginevra con tutta la sua delusione, Bouvier si reinventa iconografo (ovvero ‘ricercatore di immagini’) per guadagnarsi da vivere, un lavoro che nel tempo si dimostrerà estremamente importante per la sua crescita personale e culturale. Nel frattempo, però, la moglie Éliane ha presentato a sua insaputa il manoscritto de L’Usage du monde presso la giuria del “Prix des écrivains genevois” (tra i cui nomi spicca quello di Jean Starobinski, futuro estimatore della produzione artistica dello scrittore svizzero): il testo di Bouvier vince a sorpresa il concorso, ma i tremila franchi del premio saranno consegnati all’autore solamente a patto di trovare un editore per la pubblicazione dell’opera.
È questo il momento in cui Alain Dufour, amico di vecchia data conosciuto al Collège Calvin, si muove in soccorso di Nicolas segnalando il suo testo all’editore Droz, che accetta di pubblicarlo a patto che sia l’autore a pagare le spese. I tremila franchi del premio vinto vengono quindi investiti da Bouvier in questa operazione, e finalmente, il 19 ottobre 1963, duemila esemplari de L’Usage du monde vengono realizzati presso la Imprimerie des Arts et Métiers di Losanna. Pubblicizzato da alcuni articoli apparsi su «Le journal de Genève» e attraverso il mezzo radiofonico, il libro conosce un primo periodo di successo con 722 copie vendute nel solo mese di novembre. Si tratterà, tuttavia, solo di un fuoco di paglia: le vendite crollano drasticamente nei mesi successivi, spingendo Bouvier ad allontanarsi dalla Svizzera per intraprendere il suo secondo soggiorno giapponese.
Pur con l’autore lontano migliaia di chilometri, Alain Dufour non si arrende e inizia a prendere contatti gli editori parigini. Presso Julliard, Pierre Javet si dimostra entusiasta del libro, proponendo di pubblicarlo con una prefazione di Michel Butor. Il rifiuto di tale prospettiva, espresso da Bouvier dal suo ‘esilio giapponese’, non bloccherà comunque la ristampa del libro in tremilacinquecento copie, pronte a essere lanciate sul mercato francese. L’ora della consacrazione definitiva sembra dunque arrivata, ma il destino è ancora una volta in agguato: qualche giorno prima dell’uscita, la casa editrice Julliard viene rilevata dalla “Presses de la Cité”, specializzata in romanzi polizieschi; Pierre Javet e i suoi collaboratori vengono allontanati e il libro non viene più distribuito.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Zanelli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo |
Relatore: | Luigi Marfè |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 179 |
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