Crisi e maschilità tra costruzione e realtà. Conseguenze e possibili soluzioni.

Nessuno avrebbe mai pensato che l’uomo avesse bisogno della lettura di riviste a lui dedicate, se non fosse che in Inghilterra, due decenni fa, vengono pubblicati in edicola i primi periodici maschili, che entrano nel mondo sociale in grande tiratura, ed hanno un successo clamoroso. Si sta parlando di “Arena”, ”GQ” e ”The Face”, indirizzati proprio alla figura del new man. Questi periodici, in accordo con il mondo dell’abbigliamento, dell’estetica e della cosmesi, divulgano immagini di uomini dalla sessualità incerta ed ambigua, conferendo loro una posizione ambita e alla moda. Tim Edwards nell’analisi del rapporto tra moda maschile, maschilità e consumismo, afferma che è proprio attraverso uno strumento simile che fu possibile rendere socialmente e culturalmente accettabile il modello maschile del new man come oggetto del desiderio (p.35). I periodici maschili contribuirono all’accettazione dell’idea che gli uomini stavano diventando consumatori di prodotti mediatici tradizionalmente rivolti a un pubblico femminile; ciò determinò la diffusione non tanto di un cambiamento della maschilità, quanto di una differente percezione della sessualità maschile da parte della società. Gli strumenti diretti utilizzati dai periodici maschili sono molto simili a quelli utilizzati dai periodici femminili: guide su come comportarsi in determinate situazioni di vita quotidiana, manuali di stile di vita, consigli sull’apparire che riguardano l’abbigliamento, i capelli, la pelle e la cura del corpo. In risposta a questi, vengono pubblicati periodici maschili indirizzati esclusivamente al lad man, come “Loaded” (1994), “Maxim” e le edizioni rivisitate di “GQ” e “Arena”, che, nella loro nuova edizione, cambiarono “rotta”, scegliendo di indirizzarsi verso la pubblicizzazione del new laddism.