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Dentro il carcere e oltre. La devianza minorile tra sanzione e recupero.

Tribunale per i minori

Con il Regio Decreto Legge n. 1214 del 20 luglio 1934 fu istituito il Tribunale per i Minorenni. Tale decreto, sintetizza le diverse prospettive di pensiero dei progetti di riforma sopra presentati, inoltre, formalizza la necessità di disciplinare la materia della giustizia minorile. Il Tribunale per i minori è un organo giudiziario ordinario, specializzato a composizione mista, formato da magistrati, i cosiddetti “giudici togati”, e da giudici onorari, nominati dal Consiglio Superiore della Magistratura per un periodo di tre anni rinnovabile, scelti tra benemeriti in biologia, psicologia, sociologia, psichiatria, antropologia culturale e pedagogia. Il Tribunale per i minori fu istituito come organo autonomo rispetto gli altri tribunali civili e penali dedicati agli adulti. A esso furono attribuite tre competenze, quali: competenza civile; questa riguarda i provvedimenti in materia di podestà dei genitori sui figli; rientrano in tale intervento le decisioni di affidamento del minore ad uno dei genitori, ad un parente o al servizio sociale; nel caso di un bambino abbandonato, il Tribunale lo ritiene adottabile e deve provvedere alla sua adozione; inoltre, rientrano nelle competenze civili, le adozioni internazionali, le dichiarazioni giudiziali di paternità e maternità naturale; competenza amministrativa; riguarda i minori che vivono in situazioni di disagio e disadattamento, per i quali sono previste misure di sostegno educativo. Questa competenza, sebbene nasca come alternativa meno rigida a quella penale e come attività di controllo sociale, comporta l’internamento dei corrigendi in riformatori a tempo indeterminato, in quanto prevede la cessazione del trattamento solo quando il minore viene ritenuto non più bisognoso di correzione e dopo il raggiungimento dei ventuno anni di età. Competenza penale, riguarda i minori accusati di aver commesso un reato, anche se in concorso con persone adulte. La principale funzione caratterizzante tale competenza è quella di giudicare il minore imputato attraverso la stretta collaborazione del Pubblico Ministero, del giudice togato e dei giudici onorari. Il P.M. è la prima figura che entra in relazione con il ragazzo e con la sua storia personale, in più, vigila sull’applicazione delle misure pre-cautelari da parte della polizia giudiziaria e affianca il giudice durante l’accertamento della personalità.

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Dentro il carcere e oltre. La devianza minorile tra sanzione e recupero.

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Informazioni tesi

  Autore: Selene Gemelli
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Educatore Sociale
  Relatore: Asher Colombo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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Parole chiave

affettività
autorità penitenziarie
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interviste
istituzione totale
leggi
minori
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