Travestimento e agnizione. Il percorso del riconoscimento nella versione Oxford della Folie Tristan
Travestimento e agnizione
Travestimento e agnizione rappresentano due motivi narrativi ricorrenti nella letteratura di tutti i tempi. I due termini sono stati spesso associati poiché insieme costituiscono di una dicotomia inscindibile: un travestimento non smascherato sarebbe vano ai fini dell’evoluzione di una vicenda, così come un’agnizione priva di un precedente mascheramento non sarebbe possibile. I soggetti di tale processo sono gli esseri umani, «uomini e donne che s’incontrano e si riconoscono. Attraverso il riconoscimento, la letteratura mette in scena la conoscenza nella e della carne: un momento tutto terreno, ma quasi sacro dell’esperienza».
Nella vita di tutti i giorni siamo costantemente sottoposti a tale procedimento: incontriamo e riconosciamo ogni giorno centinaia di persone che in un modo o nell’altro hanno segnato il nostro cammino. Tutto ciò si riflette anche nella letteratura, specchio dell’esistenza umana. Il riconoscimento, inoltre, secondo Piero Boitani, può comportare dolore, ma anche ispirare la gioia, confortare e consolare. «L’agnizione», precisa ancora Boitani, «racchiude le infinite possibilità di errore, le tante eventualità di sviluppi e complicazioni, entro un momento di conoscenza che ferma il possibile nel probabile e nell’inevitabile». Si tratta, pertanto, di un momento fondamentale nella vita così come nella letteratura.
Il riconoscimento, in campo letterario, non è una proprietà esclusiva dell’Occidente, ma un fenomeno mondiale presente anche nella letteratura islamica, nelle narrative ismaelite e sufi, nella letteratura sanscrita composta in India e persino nella letteratura classica cinese. «Tutto ruota intorno alla questione del riconoscimento, del mancato riconoscimento, del riconoscimento sbagliato e dell’identità. Perché, allora, il riconoscimento è così importante?
Come elemento della trama esso compare in migliaia di storie» e coloro che per primi nella cultura occidentale hanno riflettuto sul significato, sul valore e sui meccanismi della letteratura sono stati i Greci. La loro parola per riconoscimento era anagnorisis, termine astratto formato da due parti, il prefisso ana (in alto, dal basso in alto, ma anche su e giù) e il sostantivo gnorisis (rendere noto, acquisire la conoscenza di, scoprire). «Anagnorisis indica allora almeno tre processi connessi al conoscere: un emergere, un affiorare alla conoscenza; un rafforzamento della medesima; e una sua ripetizione; un ri-conoscimento».
La parola nacque probabilmente nel V secolo a.C. e venne successivamente utilizzata nell’Odissea da Omero non come sostantivo, ma come verbo anagignosko. «Come termine astratto deve essere stato coniato da persone che hanno meditato sull’anagignosko omerico» per poi essere ripreso dai primi pensatori greci all’inizio della scienza medica, «il cui più importante scopo pratico consiste nel riconoscere i sintomi di una malattia». I latini, invece, utilizzavano un’altra parola con possibilità semantiche più limitate: agnitio (da ad-gnosco, dove il prefisso significa «verso», «vicino, presso a») che rappresenta il termine tecnico per il riconoscimento in una storia o in un dramma.
In inglese, dopo il XVIII secolo, assistiamo alla scomparsa dall’uso comune del termine agnition e del verbo to agnize, a favore di to recognize. «Di tutte le lingue europee moderne soltanto l’italiano ha conservato agnizione insieme a riconoscimento come equivalenti comuni di anagnorisis. Il francese, l’inglese e lo spagnolo preferiscono parole in cui il prefisso indica la reiterazione: ad esempio, re-connaissance, riconoscere qualcosa che già si conosce». Il tedesco si dimostra, invece, più preciso poiché presenta due verbi distinti che possono essere tradotti in italiano con riconoscere: erkennen e wiedererkennen, laddove la radice kennen significa conoscere.
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Travestimento e agnizione. Il percorso del riconoscimento nella versione Oxford della Folie Tristan
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra Costa |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e culture moderne |
Relatore: | Gaetano Lalomia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 34 |
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