Anomalie cromosomiche criptiche nella leucemia acuta linfoblastica a cellule B
Trattamento farmacologico
Il comportamento clinico quanto mai eterogeneo delle LAL ha fatto sì che la terapia della malattia debba essere personalizzata in base alle caratteristiche genotipiche e fenotipiche del paziente. Tutti i protocolli di trattamento sono quindi basati su una corretta stratificazione prognostica del paziente. Nonostante questo, i risultati raggiunti nella LAL dell’adulto dagli usuali protocolli di terapia rimangono a tutt’oggi del tutto insoddisfacenti. Le principali fasi del normale iter terapeutico sono le seguenti: induzione, consolidazione/intensificazione, mantenimento ed eventuale trapianto di midollo osseo da donatore HLA identico.
Induzione
Il primo passo nella terapia della LAL è la completa eradicazione della massa leucemica con riespansione della normale emopoiesi residua. I protocolli di chemioterapia più utilizzati impiegano vincristina e predninosone in combinazione con antraciclina (daunorubicina, adriamicina, rubidazone, idarubicina). Tali protocolli di terapia indicano una remissione completa nell’80% dei pazienti. In questa fase anche la ciclofosfamide e la L-apsaraginase possono avere un ruolo importante poiché dati recenti indicano che essi inducono un discreto incremento nella qualità ma non nella percentuale di remissioni complete (Rif. Larson Ra, 2000; Cataland SR, 2001; Annino L, 2002).
Consolidazione/Intensificazione
Una volta che la terapia di induzione ha consentito di ottenere la remissione completa, definita dalla presenza di una quota di blasti midollari ≤5%, si passa alla seconda fase del trattamento. Questa fase prende il nome di terapia di consolidamento. Ad oggi non si conoscono farmaci specifici ed ottimali per questa fase di terapia (Rif. Bassan R, 2001). Generalmente si utilizzano farmaci quali citosina arabinoside, methotrexate ed etoposide a dosaggi variabili per diversi mesi (Rif. Linker C, 2002).
Mantenimento
La fase di mantenimento consiste in una somministrazione prolungata di 6-mercaptopurine e methotrexate con lo scopo di controllare la crescita delle cellule leucemiche mediante l’induzione dell’apoptosi e l’incremento della risposta immune del paziente. Anche se la terapia di mantenimento mantiene un ruolo incerto nel trattamento della malattia, si è visto che omettendo questa fase si ha un peggioramento di risultati a lungo termine (Rif. Kobayashi T, 1999; Ribera JM, 1998).
Trapianto di cellule staminali ematopoietiche
Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche rappresenta l’ultima fase di intensificazione della terapia. Tra i pazienti adulti affetti da LAL, i sopravvissuti liberi da malattia a lungo termine grazie al solo uso della chemioterapia è di circa il 30-40%, mentre varia dal 45 al 75% la percentuale di pazienti liberi da malattia mediante l’uso del trapianto allogenico. L’interpretazione di questi risultati è complicata sia dalla selezione dei pazienti da sottoporre al trapianto, sia dall’esiguo numero di pazienti sottoposti effettivamente a trapianto (Rif. Hunault M, 2004). Di sicuro il trapianto allogenico arreca benefici soprattutto nelle LAL ad alto rischio del bambino e dell’adulto.
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Anomalie cromosomiche criptiche nella leucemia acuta linfoblastica a cellule B
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Informazioni tesi
Autore: | Pilade Cortellazzi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Scienze Biotecnologiche |
Corso: | Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche |
Relatore: | Paolo Bernasconi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 71 |
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