Crescita, conoscenza e competitività nei paesi OCSE

La Finlandia costituisce la frontiera settentrionale dell'Europa. Per la maggior parte della storia finlandese, i freddi inverni hanno rappresentato letteralmente una sfida per la sopravvivenza. Le estati costituivano la fase di preparazione all'inverno, e se l'inverno si prolungava più del consueto o l'estate non era sufficientemente calda, il raccolto perduto rendeva l'inverno seguente ancora più difficile e duro. Il freddo, insomma ha ucciso più finlandesi di quanto non abbia fatto la guerra. E tutto ciò avveniva fino a non molto tempo fa. La Finlandia infatti, a differenza, degli altri Paesi nordici, è stato un Paese povero per la maggior parte della sua storia.
La sua è stata una economia agraria, se non addirittura di sussistenza, per un periodo molto più lungo rispetto ad altri paesi europei. Fino all'inizio degli anni Cinquanta, la Finlandia poteva essere considerata fondamentalmente un paese agricolo: circa la metà della popolazione lavorava ancora nell'agricoltura (il 70% agli inizi del XX secolo). Il decennio degli anni Cinquanta segnò la trasformazione della Finlandia in società industriale, e a partire da allora, durante l'ultimo quarto del XX secolo, la Finlandia è giunta ad essere un‟opulenta società dell'informazione.
Tuttavia, agli inizi degli anni Novanta, il Paese ha attraversato una fase di recessione estremamente pesante che ha rappresentato un'ennesima battaglia per la sopravvivenza. Possiamo distinguere, come fanno i norvegesi, le cause delle crisi che si manifestò tra il 1991 e il 1994 nelle cosidette three bads: bad luck, bad policies, bad banking.