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Ich verliere mich nicht, commento e traduzione dell'opera di Anika Ackermann

Traduzione letteraria e sue problematiche

Prima di proseguire nello specifico con la proposta di traduzione e relativa analisi, mi sembra opportuno fare una breve premessa sulla tipologia di testo sul quale si basa tale elaborato, sulla traduzione letteraria e sulle relative problematiche.

Il testo letterario: cenni generali

Nel manuale Linguistica testuale dell'italiano, Massimo Palermo definisce il testo come segue:

Qualsiasi enunciato o insieme di enunciati – realizzato in forma orale, scritta o trasmessa – dotato di senso, che, collocato all'interno di opportune coordinate contestuali, realizza una funzione comunicativa.


A partire da questa definizione di testo possiamo affermare che un testo letterario è diverso da qualunque altro tipo di testo, perché presenta delle caratteristiche e degli elementi che lo rendono unico nel suo genere. Possiamo quindi chiederci cosa contraddistingue il testo letterario rispetto a qualsiasi altro testo? Esistono degli elementi che fanno di un testo un testo letterario? Prendendo in considerazione i tipi testuali e i generi, il testo letterario può presentare elementi testuali diversi, come ad esempio narrativo o argomentativo, a seconda dei diversi generi letterari che lo rappresentano.

Nel 1921 il linguista russo Roman Jakobson si servì del termine "letterarietà" per indicare ciò che fa di un'opera un'opera letteraria. Alla base dei suoi studi Jakobson pone l'analisi funzionale del testo letterario, con l'obiettivo di andare ad identificare le leggi e i meccanismi strutturali che contribuiscono alla costruzione del testo. Secondo gli studiosi Loredana Chines e Carlo Varotti la letterarietà risiede nei valori connotativi della parola. A tal proposito, nel libro Che cos'è un testo letterario (2017) Chines e Varotti affermano che:

Come "connotatori" – elementi sui quali si fonda cioè la natura connotativa del linguaggio letterario –, infatti, possono essere intesi tutti quegli elementi fonici, metrici o retorici che
"accompagnano" il discorso, aggiungendosi alla semplice somma dei significati delle singole parole e dei loro legami sintattici.


Questo non significa che un testo caratterizzato da questi valori connotativi sia un testo letterario, ma quello che i due autori vogliono far intendere è che in un testo di questo tipo i valori connotativi prevalgono sugli altri.

Il testo letterario è un atto comunicativo, e in quanto tale prevede la presenza di un emittente che lancia il messaggio al destinatario, di un canale di comunicazione (attraverso il quale la comunicazione avviene, come ad esempio la voce), di un codice (come la lingua italiana) e di un contesto di riferimento. Secondo la sua teoria, Jakobson assegna a ciascun elemento del processo comunicativo una particolare funzione comunicativa: si parla di funzione emotiva quando il messaggio è incentrato sull'emittente, perché il messaggio comunica qualcosa che riguarda lo stato d'animo del parlante; quando il messaggio è incentrato sul destinatario si parla di funzione conativa, che gli impone un certo comportamento (ad esempio la frase imperativa "chiudi la finestra!"); al referente Jakobson attribuisce la funzione referenziale, diretta a fornire informazioni su di esso; per quanto riguarda il canale di comunicazione ad esso è attribuita la funzione fatica, che ha lo scopo di garantire il contatto e si realizza con espressioni del tipo "Pronto, mi senti?"; al codice Jakobson assegna la funzione metalinguistica, con l'intento di definire il codice stesso; ultima ma non meno importante è la funzione poetica che Jakobson attribuisce al messaggio, secondo cui le parole che lo compongono acquistano la massima significatività.
A questo proposito, Chines e Varotti affermano:

È come se il messaggio – la sua forma – si ponesse al centro dell'atto comunicativo.

Possiamo quindi sostenere che nel testo letterario ha più importanza la forma, il "come" ci si esprime, che il contenuto, il "cosa" si esprime. Dunque, ne deriva che, nel testo letterario, la forma non è solo forma, quindi il modo di espressione di un contenuto, ma si fa essa stessa contenuto. Su questa linea sembra essere d'accordo anche Jakobson, il quale afferma che nel testo letterario prevale la Einstellung, quindi la messa a punto, rispetto al messaggio in quanto tale, cioè l'accento posto sul messaggio per se stesso.

Secondo Jakobson, le diverse funzioni non si escludono a vicenda, anzi possono convivere all'interno di un testo, ma solo una di esse predomina. Ciò è evidente negli spot pubblicitari o negli slogan politici: in questo caso abbiamo a che fare con dei testi stilisticamente ricercati ed esteticamente efficaci, ma che allo stesso tempo hanno l'intento di colpire e convincere le persone. È il caso, ad esempio, dello slogan usato nel 1952 da Eisenhower per la sua candidatura alla presidenza americana: I like Ike, dove Ike è l'abbreviazione di Dwight, il nome di Eisenhower, ed è evidente il ricorso all'allitterazione e alla paronomasia. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ich verliere mich nicht, commento e traduzione dell'opera di Anika Ackermann

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Informazioni tesi

  Autore: Ilenia D'Alonzo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Mediazione Linguistica e Comunicazione Interculturale
  Relatore: Demeter Ikonomu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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Parole chiave

traduzione
testo letterario
violenza sulle donne
anika ackermann
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