Oltre i Confini di Bollywood: middle cinema, diaspora e i rapporti con l'Italia
Tra Occidente e Oriente: le donne del middle cinema
Anche le protagoniste femminili dei film contemporanei seguono la medesima logica: la precedente contrapposizione vamp vs eroina è ora sostituita da un nuovo emblema della femminilità indiana: l’“Indo-Anglo Heroine”, come Geetanjali Gangoli definisce la donna indiana che vive in Occidente, o la NRI che conserva la sua “indianità”.
In una cultura fortemente patriarcale come è quella indiana, in cui la Legge Sacra relativa alle donne (Strī-dharma) le dipingeva come fonte di ogni male, considerando virtuose solo coloro che si sottomettevano completamente ai voleri del marito, anche nel cinema la figura femminile era inizialmente raffigurata secondo questa visione unilaterale. Due erano le rappresentazioni della donna, come accade pure nella tradizione occidentale del melodramma: la pura e virtuosa eroina e la controparte ammaliatrice e sensuale, spesso una cortigiana.
Naturalmente, questa visione della figura femminile fu anche la causa principale del ritardo con cui le donne comparvero sugli schermi: le attrici erano paragonate alle cortigiane, che, tradizionalmente, erano le esponenti dell’arte e della cultura all’interno delle corti. Gli inglesi, però, le considerarono alla stregua di prostitute.
Pertanto, di riflesso, tutte le donne che sceglievano di dedicarsi alle arti figurative, erano tacciate di comportamento immorale.
Se all’inizio erano gli stessi uomini ad interpretare ruoli femminili, l’effetto poco realistico che risultava da questa scelta condusse ben presto all’esigenza di far recitare delle donne. Ma come si poteva conciliare tale necessità con l’immoralità del mestiere di attrice? La risposta giunse da eroine straniere che non potevano venir biasimate perché appartenenti ad una differente cultura. Nei film dell’epoca d’oro del cinema hindi è evidente un netto contrasto tra l’eroina pura e tradizionale e la vamp, interpretata da attrici indiane di origini inglesi, situate in uno spazio al limite tra le tradizioni del subcontinente e la permissività dei costumi occidentali. Durante il dominio coloniale, le donne anglo-indiane non erano “accessibili” agli uomini del subcontinente, pertanto nel periodo postindipendenza esse erano filmicamente rappresentate come moralmente inferiori alle donne indiane, anche se fortemente seducenti. I film degli anni Settanta, poiché incentrati primariamente sul protagonista maschile, non si concentrano sulla rappresentazione della femminilità, ma suggeriscono che vi è una possibilità di redenzione per le donne di origini occidentali se queste rispettano le tradizioni ed abbandonano le loro corrotte abitudini morali. Le pellicole della globalizzazione, invece, localizzano l’Oriente e l’Occidente nella stessa persona, come sottolinea anche Patricia Uberoi quando evidenzia come i film degli anni Novanta attribuiscano ai NRI (non solo gli uomini) il ruolo di hero e usino i valori familiari come elementi fondamentali per creare la nuova identità indiana nella cultura della globalizzazione. Pertanto la nuova eroina è sia indiana sia occidentale, nella maggior parte dei casi vive all’estero ed incorpora entrambe le figure femminili stereotipate dei film bollywoodiani, riaffermando, attraverso la fagocitazione dell’Occidente, la supremazia morale dell’India.
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Oltre i Confini di Bollywood: middle cinema, diaspora e i rapporti con l'Italia
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Informazioni tesi
Autore: | Luciana Smaldore |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Interfacoltà Economia - Lettere e Filosofia |
Corso: | Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo |
Relatore: | Elena Mosconi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 174 |
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