Le attività internazionali delle città medie, una ricerca comparativa tra Rieti e Siena
Tra locale e globale: la glocalizzazione
I cambiamenti avuti negli ultimi trent'anni in seguito al passaggio dell'economia dal sistema produttivo fordista a quello post-fordista, all'affacciarsi di nuovi metodi di comunicazione e allo sviluppo di economie flessibili de-spazializzate, hanno contributo ad una ridefinizione e ad un rescaling dell'economia e della politica globale. «Le dimensioni locale e globale sarebbero diventate i più rilevanti livelli di azione, tanto economica, quanto politica, mentre il livello nazionale avrebbe perso importanza» [van der Heiden e Terhorst 2007].
Gli stati nazione hanno via via perso il loro ruolo esclusivo nel portare avanti attività economiche e politiche internazionali in favore di aree urbane e regionali [Brenner 1999]; lo sviluppo locale, in quest'ottica, si formerebbe nella misura in cui una realtà entra in contatto con il globale [Magnaghi 2000]. Le élites locali «denazionalizzate» [Sassen 2000] hanno cambiato i propri interlocutori; i sindaci e gli altri attori più o meno istituzionali adesso trattano direttamente con realtà extra-nazionali o extracontinentali.
In un gioco di parole che miscela globale e locale il termine glocalizzazione compare agli inizi degli anni '90 nell'Oxford Dictionary of New Words formato "by telescoping global and local to make a blend" [Robertson 1995; Czarniawska, Mazza e Pipan 2001]. Mentre durante il periodo fordista i sistemi sociali di produzione erano saldamente ancorati allo stato nazionale, unico centro di regolazione sociale ed economica, nel periodo post-fordista si è assistito ad una riallocazione degli spazi e dei modi di negoziazione. Le città, diventate centri importanti per il passaggio di flussi finanziari e commerciali godono ora di una maggiore autonomia e capacità di azione. Si differenziano tra loro creando una propria identità difficilmente imitabile altrove, il «monopolio del luogo» [van der Heiden e Terhorst 2007] lega in un processo simbiotico caratteristiche economico-sociali al territorio locale. Operare economicamente a Capri o
a Lamezia Terme significa lavorare in sistemi locali molto diversi dove attori economici
devono saper coniugare il rapporto tra sviluppo ed istituzioni riuscendo a cogliere la
dimensione dei sistemi locali [Bonomi 2000].
Il rescaling economico è stato accompagnato da quello politico che ha visto l'indebolimento di modelli centralizzati a favore di modelli pluralisti a rete all'interno dei quali hanno assunto sempre maggiore forza coalizioni tra attori pubblici economici e non governativi. Van der Heiden e Terhorst [2007, p. 66] affermano:
«I processi di governo nazionali top-down sono stati trasformati in processi di governance multi-livello, che comprendono il livello nazionale ma vanno oltre ad esso, e sono di tipo sia top-down, sia bottom-up»
Ciò sta ad indicare, non l'esclusione completa del livello «medio» nazionale che comunque continua a svolgere un ruolo importante, bensì un suo ripensamento e ridimensionamento a favore dei livelli superiore (globale) ed inferiore (locale). Tali livelli ora sono in grado di interagire tra loro di integrarsi e completarsi reciprocamente. Quindi vi è un superamento decisivo di quello che Bonomi [2000] indica come la «grande spaccatura tra local generation e global generation» tra quegli attori che sono «costretti al solo locale e quelli che sono costretti al solo locale».
Il gioco di parole che vede miscelare globale a locale non si esaurisce nella definizione del termine stesso ma vede lo svilupparsi concreto di una vera e propria teoria della glocalizzazione che si estrinseca nei cambiamenti economici, politici e sociali appena indicati.
E' tramite questa teoria che le attività internazionali sopra citate nelle forme e nei modi possono essere inquadrate al fine di individuarne aspetti convergenti o divergenti. I fautori della teoria della glocalizzazione affermano che questo processo si stia sviluppando e si sia sviluppato in modo tutto sommato univoco (se pur con qualche
piccola differenziazione fisiologica) in qualsiasi parte del mondo.
Dal lato opposto invece, i sostenitori della teoria delle «varietà di capitalismo» [van der Heiden e Terhorst 2007; Michelotti e Nyland 2008] criticando il suddetto principio di omogeneità, negano anzitutto che il locale abbia assunto un’importanza preponderante e spostano nuovamente il centro della loro analisi sulla scala nazionale. Inoltre, escludono
la presenza di convergenze in mondi locali che producono forzatamente forme autonome e differenti di mercati, istituzioni e policies.
Facendo riferimento ai tre orientamenti precedenti ed integrando questi ultimi con l'appena esplicitata teoria della glocalizzazione si può concludere affermando che, sebbene vi siano delle forme differenti di glocalizzazione dovute a fattori culturali, geopolitici, economici e sociali, queste possono essere inquadrate sotto una traiettoria unica laddove vengano perseguite utilizzando come quadro di riferimento lo stesso orientamento e aventi gli stessi fini. Città che fanno parte di nazioni appena entrate nell'Unione Europea si troveranno a sviluppare attività internazionali orientate in senso
politico al fine di meglio comprendere le regole "dello stare in Europa" e di non lasciarsi sfuggire opportunità preziosissime in quella delicata fase che è l'incubazione in un sistema politico nuovo [Kübler e Piliutyte 2007]. Aree urbane dove sono presenti valori materialisti e spinte dalla smania della crescita economica tenderanno a sviluppare orientamenti di tipo economico o politico-economico. Infine, in città dove sono presenti valori solidaristi per il rispetto dei diritti umani, per la lotta alle disuguaglianze e per la promozione della pace, si potranno sviluppare generalmente orientamenti delle strategie internazionali di tipo sociale o politico-sociale (con lo scopo di sensibilizzare altri attori politici e portare all'interno dell'agenda politica internazionale problemi di rilevanza umanitaria).
Sotto un punto di vista strettamente economico invece, l'internazionalizzazione dell'economia locale può configurare modelli di integrazione tra locale e globale all'interno dei quali viene data voce e spazio nei circuiti commerciali internazionali a imprese per lo più piccole e medie che per mezzo della glocalizzazione hanno modo di confrontare il locale con il globale [Foglio 2004]. Imprese e distretti industriali che internazionalizzano i propri prodotti delocalizzando attività produttive e target di mercato non configurano semplicemente modelli e strategie aziendali differenti legandosi ad un determinato territorio [Rullani 2003] ma comportano la ridefinizione su nuove basi della competitività dei territori locali [Micelli, Chiarvesio e Di Maria 2003].
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le attività internazionali delle città medie, una ricerca comparativa tra Rieti e Siena
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Cataldi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Ernesto D'Albergo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 51 |
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