Il Santo Levriero: il linguaggio misterioso degli animali nella religiosità popolare

Il totemismo è una categoria mentale secondo la quale un gruppo etnico si sente legato, da vincoli di parentela, ad un particolare animale, a scopo di potenziamento fisico e spirituale. Come regola vincolante del gruppo, vediamo quella di non uccidere, di non danneggiare, né tanto meno, di mangiare il totem.
Esso non è un vero e proprio dio che sia oggetto di venerazione, ma ha una funzione di fratello o amico e in questa sua qualità viene fatto segno di un profondo rispetto.
Troviamo tipi diversi di totemismo, come quello individuale, che parte dal presupposto dell’esistenza di un’anima esterna, ne recuperiamo svariati esempi soprattutto nella mitologia indoeuropea.
Un fiaba indù racconta di un mago, Punch-Kin, che tiene prigioniera una regina che egli vorrebbe sposare, ma lei rifiuta. La regina viene a conoscenza che l’anima del mago è un pappagallo rinchiuso in una gabbietta nascosta nella jungla.
Un figlio della regina riesce a recuperare l’uccello e quindi a impossessarsi dell’anima di Punch-Kin.
In questo caso il pappagallo è l’anima esterna dello stregone. L’idea di quest’anima speciale è comune a molti popoli primitivi. Per i quali era normale pensare che l’anima potesse uscire temporaneamente dal corpo e prendere la forma di animale, e poteva prolungare indefinitamente la sua assenza senza provocare conseguenze nell’uomo. Si poteva anche desiderare di collocare la propria anima, per ragioni di sicurezza, in un luogo lontano, in un animale di grande robustezza e di difficile cattura.
In questo caso il totem si può definire il riparo in cui un uomo tiene la sua vita o la sua anima.
Si può quindi affermare che la genesi del totemismo individuale, in certe civiltà, nasce dal naturale sentimento di affinità mistica fra un uomo e un certo tipo di animale ed egli lega artificialmente la propria vita a quest’ultimo: l’animale prescelto diventa il totem individuale.
All’inizio questa capacità di legarsi era probabilmente esclusiva di pochi: maghi e stregoni, solo in seguito si è trasferita anche agli altri uomini.
Un altro tipo di totemismo che possiamo individuare è quello dei sessi, dove i maschi di una tribù hanno un animale totem e le donne ne hanno un altro.
Un esempio può essere quello degli Wotjobaluk del Victoria occidentale in Australia, in cui gli uomini hanno come totem il pipistrello e le donne hanno il gufo. Questo tipo di diversità può però spesso portare conflitto tra i sessi di una stessa tribù.
La tipologia più diffusa e conosciuta di totemismo è quella dei clan, che si inserisce e immedesima nella vita e nella struttura del gruppo, che adempie a un complesso di funzioni che devono soddisfare i bisogni collettivi per eccellenza.
Oltre la parentela di sangue si aggiunge un legame più saldo, per il quale i membri del gruppo si sentono fratelli e tutti congiunti all’essere totemico.
Da questa mistica unione discendono varie conseguenze, di cui ogni clan assume, sotto il segno del suo totem, una fisionomia distinta, il che accentua il suo carattere di ente indipendente rispetto agli altri clan del territorio.