La prestazione nel tiro libero della pallacanestro nella condizione immaginativa, imitativa e simulativa
Tiro libero e immaginazione motoria
Una delle più grandi capacità della nostra memoria è quella di "rivedere" con l'occhio della mente eventi che non sono più sotto i nostri occhi e di creare di conseguenza delle immagini. La potenzialità di fare ciò è universale, tutte le persone sono in grado di immaginare, ma l'abilità di generare immagini mentali e di trarre vantaggio da questo può variare da individuo a individuo.
Per tutta la prima metà del novecento l'immaginazione fu ritenuta un campo di studio inappropriato, in quanto troppo personale e introspettivo per essere studiato in modo obiettivo; solamente a partire dagli anni sessanta, con il rinnovato interesse per lo studio dei processi non direttamente osservabili, l'immaginazione è divenuta un valido oggetto di indagine della psicologia e il numero di ricerche è aumentato progressivamente.
È stato soprattutto ad opera di Allan Paivio, studioso canadese, che le ricerche sul sull’immaginazione hanno avuto sviluppo. La teoria del doppio codice di Paivio (1971,1986, 1991) può essere considerata il protomodello delle successive teorie dell'immagine mentale, esso fu il primo ad ipotizzare l'esistenza di due sistemi separati, ma interconnessi, di memoria per il ricordo di parole e di immagini; secondo il quale il sistema immaginativo è composto da unità chiamate imagens, le quali contengono le informazioni necessarie per generare le immagini mentali. Anche se la prima vera teoria sull'immaginazione è di Kosslyn (1980). Le immagini mentali vengono formate in un sistema bidimensionale, chiamato buffer visivo che ha proprietà spaziali, in due modi: direttamente attraverso gli occhi (in seguito all'osservazione di uno stimolo) o indirettamente, ripescandole dalla memoria a lungo termine (Farah, 1984). Kosslyn ipotizza inoltre che tale sistema corrisponda alla memoria visiva a breve termine, dove le immagini al suo interno sono soggette a decadimento e possono essere mantenute solo attraverso un processo di ripetizione mentale visiva (visual rehearsal).
L'immagine mentale è qualcosa di diverso dalla rappresentazione immaginativa, in quanto la prima viene creata nella memoria attiva, presente cioè alla coscienza, mentre la seconda sì riferisce a informazioni immagazzinate in memoria a lungo termine e che serviranno a formare le diverse immagini.
I modelli più recenti dell'immaginazione e della memoria postulano l'esistenza di una struttura di memoria visiva a breve termine che serve da buffer temporaneo per l'elaborazione delle immagini (Baddeley, 1986; Farah, 1984; Kosslyn, 1980, 1987, 1994).
Diverse ricerche hanno verificato che le persone sono in grado di evocare sia spontaneamente diversi tipi di immagini sia di evocare su richiesta un tipo di immagine (Cornoldi, 1989; De Beni, Pazzaglia e Vaccari, 1992).
Il processo globale di formazione delle immagini viene definito con il termine immaginazione riferendosi di conseguenza ad una attività psicologica che evoca le caratteristiche fisiche di un oggetto o di una situazione permanentemente o temporaneamente assenti dalla nostra percezione (Denis, 1985).
Kosslyn (1984) definisce l'immaginazione come un fenomeno non unitario ma un insieme di "subabilità" che non vengono tutte coinvolte in un determinato compito, e che gioca un ruolo centrale nei processi di pensiero, tanto che è stato trovato che anche da piccoli i bambini sono capaci di formare e usare in modo adeguato immagini statiche (Bruner, 1966; Piaget e Inhelder, 1971) e le immagini così create possono essere attive e dinamiche (Paivio, 1986).
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La prestazione nel tiro libero della pallacanestro nella condizione immaginativa, imitativa e simulativa
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Informazioni tesi
Autore: | Alberto Soriani |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Giovanna Pelamatti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 96 |
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