Il valore del crowdsourcing per l'impresa: analisi del caso Lego

Concettualmente, il crowdsourcing può essere definito come una modalità di problem solving che si avvale del sapere della folla. Tale modello operativo può essere applicato a vari settori: aziendali, ricerca scientifica, urbanistica e sanità pubblica.
Un ampio corpus di letteratura sul crowdsourcing è dedicato alle classificazioni, alle tassonomie e alle tipologie di tale fenomeno. Ognuna di queste, si concentra su diversi elementi volti ad esplorare i processi di co-creazione. Le regole di classificazione più popolari fanno riferimento a: applicazioni, attività, membri e piattaforme (Nguyen Hoang Thuan, 2018).
Nel presente lavoro verrano prese in analisi le tipologie individuate da Howe (2010) nell’opera “Crowdsourcing: Why the Power of the Crowd Is Driving the Future of Business”. Le quattro tassonomie si concentrano sulle modalità di funzionamento:

Crowd wisdom: si fonda sull’utilizzo delle conoscenze di un gran numero di persone secondo un principio egualitario rappresentato dall’idea che ogni soggetto possiede una conoscenza o un talento che può essere utile ad altro individuo.
Secondo il teorema di Page (2007), date determinate circostanze, un gruppo scelto a caso risulta trovare soluzioni migliori rispetto a quelle prese da un gruppo di esperti prescelti. Questo perché i soggetti specializzati in un determinato campo danno vita a un gruppo avente conoscenze, esperienze e idee omogenee. (Page citati in Howe, 2010). La diversità ha quindi carattere positivo e gli operatori del settore vedono in questa una potente forza innovativa che può assumere diversi significati e differenti modalità di azione. Pertanto, far riferimento a una folla eterogenea genera risultati più efficaci.

Crowd creation; Tale tecnica si basa sull’appropriazione della creatività di stakeholder esterni all’ente. Le creazioni dei soggetti si presentano sotto forma di user generated content (UGC). L’elemento fondamentale che rende possibile la crowd creation è dato dallo sviluppo di comunità online che emergono spontaneamente in quanto i membri agiscono in modo collaborativo, aiutandosi e scambiandosi opinioni. Tale modalità si basa sulla collaborazione dei soggetti che invece si evita nella “crowd wisdom” per tutelare la diversità di pensiero.

Crowd voting si sviluppa per la difficoltà dell’impresa di valutare quale dei contributi creati dalla folla collaborativa sia il migliore. La presenza di un numero elevato di idee e soluzioni proposte porta le aziende a far decider gli utenti. Quindi la folla fornisce il talento creativo e a sua volta lo valuta. Le scelte derivanti dal voto rappresentano un filtro collaborativo, che attribuisce alle organizzazioni informazioni rispetto a prodotti e servizi offerti e favorisce la fiducia dei clienti che desiderano essere coinvolti nei processi aziendali. Esempio di voting è quello operato da Google, che ordina le informazioni presenti nelle pagine di ricerca facendo affidamento alle decisioni prese dai singoli.

Il crowdfunding: non si avvale della competenza, della creatività, né dei giudizi degli stakeholder, bensì della loro disponibilità economica. Si occupa di raccogliere delle donazioni da un vasto numero di sostenitori.
Oltre al vantaggio di ottenere dei fondi, il crowdfunding permette di sapere in anticipo quanto e quali sono i soggetti interessi a un determinato prodotto.
Dal seguente paragrafo si evince che le imprese che vogliono avvalersi di tali modelli devono sviluppare dei piani d’azione specifici, volti all’implementazione di progetti di innovazione collaborativa.