Il contrasto alla criminalità organizzata a mezzo delle certificazioni antimafia

Il Codice antimafia, nell'articolo 91, comma 7, per individuare le diverse tipologie di attività esposte al rischio di infiltrazione mafiosa, fa esplicito ricorso al regolamento, adottato con decreto dal Ministero dell'Interno, di concerto con il Ministero della Giustizia, con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministero dello sviluppo economico, limitandosi così semplicemente a riportare la disposizione delegante dell'articolo 2, comma 1, lettera f) della legge n. 136/2010 senza aggiungere nulla in più e di nuovo.
Si sarebbe, così, dovuta attendere l'adozione di tale regolamento per conoscere quali attività fossero maggiormente esposte al rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata e per le quali sarebbe stato introdotto un regime di controllo solido ed efficiente. I “settori d'impiego” dell'impresa e le situazioni ambientali che determinavano un maggior rischio di infiltrazione mafiosa, in realtà sarebbero dovute essere indicate dal legislatore nel Codice in maniera non generica e l'utilizzo del regolamento doveva essere strumentale all'individuazione e all'aggiornamento delle diverse attività che in essi venivano svolte.
Tale regolamento non è stato mai adottato, nonostante che le attività a rischio fossero da tempo conosciute.
Le attività considerate maggiormente a rischio di infiltrazione, per le quali quindi è obbligatoria l'acquisizione della documentazione antimafia, sono indicate dall'articolo 1, comma 53 della legge n. 190/2012.

Esse sono: il trasporto in discarica di rifiuti, il trasporto di materiali a discarica per conto dei terzi, attività collegate al ciclo degli inerti e del calcestruzzo (dunque attività di estrazione, fornitura e trasporto), i noli a freddo e a caldo, attività volte alla fornitura di ferro lavorato, i servizi di guardiana di cantieri e autotrasporti per conto dei terzi.
La previsione della legge, di fornire un elenco di queste attività, è volta proprio a contrastare la criminalità organizzata soprattutto in quelle regioni italiane che sono maggiormente inquinate dalla criminalità di stampo mafioso dove i “clan”, riescono ad inserirsi in maniera autorevole nel campo economico generale del territorio. Difatti è evidente come nello scorso secolo e agli inizi di quello in corso, la criminalità organizzata si sia fortemente interessata ad inserirsi nella gestione dei servizi pubblici, nella realizzazione di infrastrutture di grande rilievo, nel settore dei trasporti e nello svolgimento delle attività, oggi delineate, quali soggette ad un maggiore rischio di infiltrazione mafiosa per le quali è obbligatoria l'acquisizione della documentazione a prescindere dal valore del contratto, subcontratto, concessione, erogazione e provvedimento che ne è a fondamento. [...]