Autopoiesi e corporeità. Identità antropologica e postumano

Parlando di chirurgia estetica riporterò la tripartizione proposta da Bilancetti in La responsabilità del chirurgo estetico, circa i differenti tipi di intervento:

1) l'attività riparativa riguarda quelle ipotesi in cui l'operato del medico è volto alla ricostruzione di una preesistente condizione fisica pregiudicata per diverse ragioni (ad es. incidenti stradali, trattamenti terapeutici o interventi menomativi resisi necessari per gravi patologie).

2) l'attività ricostruttiva concerne quegli interventi volti alla riparazione di gravi imperfezioni naturali che possono pregiudicare il normale svolgersi delle relazioni professionali ed in generale interpersonali dell'individuo.

c) l'attività correttiva comprende invece tutti quegli interventi che nella norma potrebbero essere evitati ma che sono richiesti per svariate ragioni, riconducibili principalmente al desiderio (o al capriccio) di modificare il proprio aspetto per trasformare una parte del proprio corpo ritenuta non conforme ad un certo standard di bellezza, o piuttosto per cancellare i segni del tempo che, con intensità diversa, interessano irrimediabilmente ogni individuo.

I primi due tipi di intervento sono considerati necessari e vanno a compensare difetti, malformazioni, mancanze, ereditarie o creatisi dopo un incidente. Dunque più che modificazioni sono restaurazioni necessarie di parti del corpo al livello della norma (ma anche il concetto di necessità vedremo poi che, in questo senso, è da ridiscutere).

Addirittura sembra che la ricostruzione chirurgica del naso risalga all’800 a.C. (India) e sia stata realizzata attraverso il metodo del prelievo dalla fronte o dalle guance.

Farei rientrare nel ricorso all’attività correttiva alcuni casi, che non dipendono tanto da un capriccio, quanto da motivi di salute, come l’intervento di riduzione di un seno esageratamente grande che, oltre a creare un disagio a livello sociale e a creare un inestetismo per la sua sproporzione, carica eccessivamente la spina dorsale, provocandole seri danni; o anche gli interventi di bypass gastrico o di esportazione del grasso in eccesso in casi di obesità grave, che non è solo una questione di estetica, ma anche e soprattutto un grande ostacolo sociale e un enorme pericolo per la salute e per la sopravvivenza di chi ne è affetto.

Il terzo tipo, è quello che ci interessa di più, perché si discosta dalla norma per andare “contro-natura” e combattere capricciosamente fenomeni naturali come la diseguaglianza estetica, l’invecchiamento, ecc. attraverso la correzione e il miglioramento misurati da un ideale di perfezione desiderato per svariati motivi.

In generale seguiremo la dottrina che considera la persona umana non soltanto in senso meccanicistico, ma come totalità psicofisica, facendo convergere varie analisi per una visione più completa sia delle motivazioni che degli effetti della chirurgia correttiva o migliorativa. Ma sarà necessario fare una distinzione propedeutica tra il ricorso alla chirurgia a causa di un problema specifico che provoca un disagio e una insistente ricerca della perfezione estetica che crea dipendenza e porta a cercare difetti e a tentare di eliminarli, con una preoccupazione esponenzialmente ossessiva.