Gli October Elizabethans di Amelia Rosselli

Eliot, con il suo celebre saggio The Metaphysical Poets (1921), aveva individuato nella poesia metafisica un modello per i contemporanei per la sua capacità di trasmutare le idee in sensazioni («Transmuting ideas into sensations»).
La sua poesia richiama direttamente il lettore, il quale deve completare l’opera con la sua esperienza, meccanismo usato anche da James Joyce. Eliot usa il metalinguaggio come se presentasse una serie di frammenti o fotogrammi non collegabili tra loro, una sequenza non ordinata di pensieri. La sua opera appartiene al «Modernismo» movimento sviluppatosi fra il 1912 e la Seconda Guerra Mondiale che rivoluzionò tutte le arti denunciando la crisi della cultura occidentale, l’alienazione e il senso di solitudine dell’artista in un mondo scientifico, il rifiuto del passato e la rottura con la tradizione. Gli scrittori rifiutavano la tradizione letteraria vittoriana; al centro c’è il particolare uso dell’immagine che diventa simbolo nel senso medioevale romantico o simbolista come correlativo oggettivo, una corrispondenza oggettiva perciò non personale del sentire. Una sorta di parallelismo può essere istituito nella letteratura italiana dalla poetica dell’oggetto che fa capo a Pascoli, Gozzano, Sbarbaro e soprattutto Montale.