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Il volto mutevole di Jane Fonda. Contrattazione dell’identità divistica nel rapporto con i media da Barbarella a Hanoi Jane

The China Syndrome

Sul finire degli anni Settanta il bilancio di battaglie vinte da Jane Fonda è positivo. La violenta animosità dell’opinione pubblica e dei media nei suoi confronti iniziava a dileguarsi successivamente al ritiro delle truppe statunitensi dal territorio vietnamita e alle dimissioni dell’allora presidente Nixon in seguito allo scandalo Watergate del 1974; nonostante ciò, la star attirò verso di sé nuovi nemici quando si addentrò nel terreno dell’opposizione all’energia nucleare.
Nell’aprile 1976 dichiara al «New York Times» di avere in progetto, con la sua IPC Films, un film che tratta di una donna «who works in a plutonium refining plant who gets murdered when she exposes a cover-up»; la storia è un chiaro riferimento alla vicenda di Karen Silkwood, una lavoratrice e attivista sindacale in un impianto di raffinamento di plutonio, divenuta figura chiave del movimento contro l’energia nucleare in seguito alla sua morte misteriosa causata da un incidente stradale mentre si stava dirigendo a un incontro con la stampa col fine di consegnare una documentazione in merito alla sicurezza dell’impianto in cui lavorava. Il progetto a cui l’IPC Films della Fonda stava lavorando, già presentato per una prima revisione alla Columbia, finì per avere un diretto concorrente nel lavoro dell’attore e produttore Micheal Douglas intitolato The China Syndrome. Quest’ultimo, posto all’attenzione della stessa Fonda occupata nelle riprese di Coming Home, riguardava il rischio di crollo di una centrale nucleare in California e il conseguente tentativo, da parte dei dirigenti della stessa, di copertura dell’evento. La sceneggiatura, realizzata con l’aiuto di esperti ingegneri nucleari, colpì positivamente Jane Fonda, i due progetti furono così uniti nel risultato finale di The China Syndrome (1979), con la regia di James Bridges, prodotto dalla IPC Films e distribuito dalla Columbia.
In The China Syndrome, thriller di cospirazione ambientato quasi interamente all’interno di una centrale nucleare, Fonda riveste la parte della giornalista di soft news Kimberly Wells, lodata principalmente per il suo aspetto esteriore, che anela a coprire eventi seri per il network in cui lavora. Durante le riprese di uno speciale sull’energia nucleare nella centrale californiana di Ventana, Kimberly e il suo cameraman Richard Adams (Micheal Douglas) assistono a un grave incidente nella sala di controllo, che il supervisore Jack Godell (Jack Lemmon) sembra incapace di controllare. Richard filma di nascosto l’evento ma lo scoop viene soppresso sul nascere dal network dopo le pressioni ricevute da parte delle autorità della centrale nucleare. Mentre Kimberly e Richard iniziano ad approfondire l’accaduto con l’aiuto di alcuni tecnici, l’incidente alla centrale viene indagato internamente e archiviato fin troppo velocemente. Dopo aver informato Jack circa le precarie condizioni di sicurezza dell’impianto, quest’ultimo, in un disperato tentativo finale, si rinchiude assieme a Kimberly nella sala di controllo deciso ad essere intervistato in diretta in modo da poter esporre al pubblico le violazioni di sicurezza. Prima che il messaggio raggiunga i telespettatori, la trasmissione viene interrotta dall’amministratore delegato della centrale, le forze dell’ordine fanno irruzione nella sala di controllo e uccidono con un colpo d’arma da fuoco Jack sotto gli occhi di Kimberly, riportando poi ai media una notizia totalmente rimaneggiata, in cui Jack viene descritto come mentalmente instabile. La pellicola si chiude con l’ultimo e decisivo intervento di Kimberly che, riuscendo a fare luce su ciò che è veramente accaduto, riceve le lodi dei suoi capi per la brillante gestione della difficile situazione.

Se Coming Home ha costituito un ritratto a posteriori di quella che era stata la sua recente attività contro la guerra del Vietnam, il secondo film della IPC Films aveva tutto il potenziale per stimolare la base politica che Hayden e Fonda stavano parallelamente tentando di costruire attraverso la CED. Il film fu un enorme successo, anche grazie ad un tragico evento che si verificò poche settimane dopo l’uscita nelle sale: il 28 marzo 1979 un incidente simile a quello descritto nella pellicola interessò l’impianto nucleare di Three Mile Island, nei pressi di Harrisburg, Pennsylvania. A livello nazionale l’attivismo antinucleare si diffuse rapidamente e i media iniziarono a fare sempre più spesso riferimenti al film nel tentativo di spiegare all’opinione pubblica cosa stesse davvero succedendo in Pennsylvania. Due giorni dopo l’incidente, il «New York Post» scrive che «many citizens will go to the movies for their information about nuclear safety. Jane Fonda … is at last shaping national policy. The public believes her more than [Energy Secretary] James Schlesinger». La pellicola, uscita alla fine del decennio che aveva visto protagonista, nella sua prima parte, Richard Nixon, funzionò anche come una tardiva dichiarazione “antinixoniana” da parte di Fonda, in quanto l’ex presidente si era infatti impegnato nell’espansione del nucleare. Il decennio cinematografico, che si era per lei aperto con Klute, volgeva al termine con The China Syndrome: entrambi i film presentano “cattivi” in giacca e cravatta che occupano imponenti spazi aziendali tessendo buie associazioni. Nonostante le differenze abissali fra i due film, la rinascita dell’agenda politica del personaggio pubblico Fonda, alla vigilia dell’incidente di Three Mile Island, può essere osservata come un ritorno al suo attivismo dei primi anni Settanta, questa volta con l’energia nucleare come punto nevralgico. Ancora una volta, la sua figura fu centrale nel mondo dei media. Insieme a Tom Hayden partecipò a numerose conferenze stampa, arrivando perfino ad esortare il presidente Carter a licenziare il segretario all’energia Schlesinger.
Parallelamente, la sua controversa figura pubblica non arrestò mai di esistere: esemplare fu la cancellazione, da parte della General Electric Corporation, alla sponsorizzazione di uno speciale di Barbara Walters in onda sulla ABC, nel quale apparse Fonda, a causa della sua posizione sull’utilizzo del nucleare e la comparsa di un adesivo che, ricordando i suoi giorni da Barbarella, recava la scritta «What spread faster than radiation? Jane Fonda».
Nonostante i nuovi nemici, l’incredibile successo di pubblico e critica di The China Syndrome le aveva dato una piattaforma legittima dalla quale continuare a fare dichiarazioni politiche di vasta portata. La sua carriera da attivista, parallelamente a quella di produttrice e attrice, era, ancora una volta, in ascesa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il volto mutevole di Jane Fonda. Contrattazione dell’identità divistica nel rapporto con i media da Barbarella a Hanoi Jane

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Verri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Beni culturali
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Sara Pesce
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 35

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