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Tecnologie diagnostiche della sieropositività per HIV in immunometria e biologia molecolare

Test per soli anticorpi

I primi test per la rilevazione di At anti-HIV vedevano l’impiego di tecniche di immunofluorescenza non adatte per uno screening su di un numero elevato di pazienti, oltre che relativamente poco specifiche.
A partire dal 1985 è stato disponibile il primo test immunoenzimatico per la rilevazione di At anti-HIV, che prevedeva la cattura degli At specifici mediante l’impiego di una fase solida rivestita da lisato virale purificato.
Questo e altri test di prima generazione sono stati superati, in Europa, dai test di seconda generazione in cui venivano impiegati Ag ricombinanti e/o peptidi sintetici al fine di esprimere soprattutto le regioni maggiormente immunogene, eliminando le interferenze dovute alla presenza di altre proteine nel siero, consentendo, quindi, di incrementare la specificità del dosaggio e la sensibilità.
Una svolta fondamentale nella diagnosi sierologia si è avuta negli anni ’90 con l’adozione dei test immunoenzimatici di terza generazione. In questi, gli Ag legati alla fase solida erano gli stessi dei test precedenti (epitopi immunodominanti delle regioni gag ed env) ma la rilevazione della reattività anticorpale avveniva mediante l’impiego di Ag similari coniugati con enzimi o con molecole successivamente bersaglio di azione enzimatica.
Si veniva quindi a formare un “sandwich” immunologico Ag-At-Ag che, oltre a migliorare la specificità per diminuita interferenza, consentiva anche la rilevazione della risposta immunitaria precoce (IgM e IgA), con riduzione dei tempi diagnostici, in Sieroconversione, di 2-3 settimane rispetto ai test indiretti per le sole IgG.
Sempre negli anni ’90 si è avuta la caratterizzazione, da sieri di soggetti provenienti dall’Africa dell’ovest, di un sottotipo di HIV-1 la cui sequenza genetica era estremamente divergente dagli altri sottotipi noti, sia a livello dell’envelope, (espresso dal gene env), che del core, (espresso dal gene gag ): (HIV-1 sottotipo O = outlier).
La accertata sieropositività è avvenuta con identificazione di un certo numero di copie di RNA virale su ml di sangue, utilizzando il test HIV RNA quantitativo in biologia molecolare e tramite l’Immunoblot,: quest’ultimo tramite l’osservazione di alcune reattività specifiche, solo per alcune bande di proteine virali (spesso inconclusivo ed impreciso).
Questi fatti hanno portato ad imporre, per la maggior parte dei kit diagnostici, a delle modifiche consistenti nell’incorporazione di sequenze env specifiche del sottotipo O, in modo da garantire un’adeguata sensibilità per la rilevazione anche di questi rari casi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tecnologie diagnostiche della sieropositività per HIV in immunometria e biologia molecolare

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Informazioni tesi

  Autore: Erika Silvestri
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Biologia molecolare e cellulare
  Relatore: Paola Irato
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 70

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