Enrico Ferri e la sociologia criminale
Tesi contrarie all’antropologia criminale
L’innovativo approccio dell’antropologia criminale contribuì a sollevare un grosso polverone di critiche, i sostenitori delle quali si appigliarono a qualunque falla del sistema antropo-criminale per colpirlo e rimetterne in discussione i fondamenti.
Un primo filone critico sollevò dubbi sulla scarsità degli individui esaminati e sulla inesatta comparazione di delinquenti e normali.
Sia attraverso gli studi di Lombroso, sia attraverso le proprie ricerche, Ferri confutò questa prima critica sostenendo che la base di soggetti esaminati raggiungeva le cinquantaquattromila unità, numero decisamente importante e rispondente alle esigenze del caso in questione, ma precisò meglio la situazione dicendo: “se il numero limitato di osservazioni ha un’inferiorità quantitativa, ha però un’incontestabile superiorità qualitativa, giacché […] valgono assai più le poche e dirette osservazioni personali di uno studioso competente, che non i grandi numeri anonimi, amalgamati in molte statistiche complessive.
Inoltre, non solo, come notava Lombroso, è sempre minor male concludere da poche osservazioni di fatto anziché da nessuna, per sola fantasia logica; ma soprattutto non bisogna mai dimenticare che a codeste conclusioni antropometriche noi diamo una portata tutta relativa ai fatti onde furono indotte; come del resto avviene sempre nel metodo positivo, pel quale, […] non si può dalla macchina dell’induzione trarre una forza di conclusioni maggiore del combustibile di fatti, messi nella caldaia. Il che significa però, che noi abbiamo frattanto il diritto di accordare a quelle conclusioni positive la presunzione di rappresentare la realtà, fino ad una prova contraria, che dovrà comunque consistere non in sillogismi astratti od in vaghe obiezioni, ma in altre conclusioni altrettanto positive, indotte da un numero eguale o maggiore di fatti osservati”.
Vi fu un’altra obiezione contro il metodo dell’antropologia criminale: quella della comparazione tra soggetti normali e delinquenti. Anche in questo caso le tesi contrarie furono letteralmente abbattute dal giurista mantovano, grazie alla documentazione e ai dati in essa contenuti i quali dimostrarono un’assoluta correttezza e giustificazione della comparazione in atto.
Ciò, tuttavia, non fermò i sostenitori dell’inutilità del nuovo metodo d’indagine, i quali finirono addirittura col sostenere che i militari dovessero essere considerati inattendibili come soggetti da studiare.
Ferri contrastò anche quest’ultimo baluardo di critiche evidenziando la perfetta corrispondenza statistica tra soldati e contadini od operai; una corrispondenza tra l’origine e la natura biologica dei soggetti confrontati che consentiva di ottenere un valore comparativo omogeneo. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Enrico Ferri e la sociologia criminale
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Informazioni tesi
Autore: | Gianlupo Macolino |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi del Sannio |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Laura Zavatta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 137 |
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