Ruolo della citometria a flusso nella diagnosi di emoglobinuria parossistica notturna
Terapia
Attualmente l’unica terapia radicale in grado di guarire la malattia è il trapianto di midollo osseo, che ha come obbiettivo cardine quello di sostituire il compartimento di cellule staminali alterate, PIG-A mutate, con il patrimonio di cellule staminali sane del donatore.
Tuttavia, data l’alta morbosità e mortalità, va preso in considerazione solo in pazienti selezionati; in particolare soggetti con età preferibilmente inferiore ai 40 anni con un quadro clinico caratterizzato da particolare severità o da aplasia midollare che può evolvere in leucemia acuta, e con consanguinei HLA-identici o gemelli. Diverse casistiche affermano che il trapianto di midollo possa ripristinare una normale funzione midollare nella maggioranza dei pazienti EPN (70%). Tuttavia le più comuni cause di fallimento della procedura sono: la graftversus- host-disease (malattia da rigetto verso l’ospite) e le infezioni. Nessun episodio trombo embolico è segnalato a seguito del trapianto.
La terapia dell’EPN fino ad ora è stata per lo più di supporto, mediante trasfusioni di sangue, per combattere l’anemia, in particolare per quei pazienti che non siano più in grado di mantenere livelli di ematocrito superiori al 30%.
Essa fornisce non solo apporto di emoglobina, ma anche di ferro e può inoltre rappresentare un modo efficace di trattare le crisi emolitiche, sopprimendo l’attività midollare e la conseguente produzione di eritrociti EPN.
Inoltre è fondamentale rifornire il paziente con vitamine emoattive (folati, vitamina B12), ed è spesso necessario somministrare cronicamente ferro per via orale, per compensare le perdite che avvengono tramite le urine. La terapia con corticosteroidi va riservata ai casi complicati da ipo-aplasia midollare e in presenza di crisi emolitiche molto severe; ad esempio basse dosi di prednisone.
Tuttavia non ci sono prove, né studi clinici, che confermino il fatto che questo corticosteroide inibisca l’emolisi mediata da complemento. Inoltre, a detta di diversi pazienti, la sospensione della terapia con gli steroidi ha determinato un miglioramento della qualità di vita, in quanto sono diversi gli effetti collaterali causati da questi farmaci: facies a luna piena, aumento di peso, ritenzione di liquidi, insonnia, diabete steroide-dipendente e anche la possibilità di una necrosi asettica della testa del femore.
Un’altra forma di terapia, è quella anticoagulante, la quale viene presa in considerazione solo nel caso in cui il paziente affetto da EPN mostri, a seguito di uno screening trombofilico, valori non a norma.
In particolare vengono controllati la proteina S, la proteina C, il fattore V Leiden, e l’omocisteina. Il farmaco somministrato, in caso di terapia anticoagulante, non è l’eparina, che ha il difetto di non avere un effetto mirato, e quindi di influenzare più fattori della coagulazione, ma è il Fondaparinux che è il primo farmaco in grado di bloccare selettivamente un unico fattore della coagulazione, il fattore Xa.
L’approccio terapeutico immunosoppressivo, con il siero antilinfocitario o la ciclosporina, da soli o associati a fattori di stimolo emopoietico quali l’eritropoietina o il G-CSF, è suggerito dalla somiglianza tra EPN e AA e dall’ipotesi patogenetica che un insulto immunologico possa essere alla base anche di questa patologia.
È stato sperimentato in alcuni pazienti con risposte positive parziali solo nelle sindromi EPN/anemia aplastica, e può essere utile in caso di pancitopenia cronica.
Una breve considerazione infine sulla eritropoietina. Questa sostanza è uno stimolatore dei globuli rossi, che in alcuni casi può determinare una stabilizzazione dell’emoglobina.
È quindi un’opzione da tener presente e da usare; non è miracolosa ma è una delle tante opzioni che messa all’interno di un ventaglio di possibilità, aggiunge un tassello alla comprensione/gestione di questa malattia.
Ora, su questo che è il panorama terapeutico, fino a poco tempo fa, si inserisce l’Eculizumab.
È il primo anticorpo monoclonale umanizzato, progettato per ridurre l’emolisi cellulare , e di ridurre sia il fabbisogno trasfusionale, che tutto il corteo di sintomi legati all’emolisi.
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Ruolo della citometria a flusso nella diagnosi di emoglobinuria parossistica notturna
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Informazioni tesi
Autore: | Marika Vasta |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi del Piemonte Orientale A.Avogadro |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze Biologiche |
Relatore: | Mauro Patrone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 87 |
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