Meccanismi patologici e genetici della sindrome di Usher: aspetti clinici e psicologici, opzioni diagnostiche e prospettive terapeutiche
Terapia genica per la cura della sindrome di Usher di tipo 1
Uno studio svolto a Napoli, ha cercato di sviluppare un nuovo approccio terapeutico per il trattamento della Sindrome di Usher di tipo I attraverso le metodiche proprie della terapia genica, attraverso l’introduzione “sito specifica” di virus adenoassociati (AAV) contenenti il gene terapeutico nella coclea e nell’occhio del modello animale. Più nello specifico l’attenzione si è rivolta verso la miosina VIIA.
Questa introduzione “sito specifica” dovrebbe permetterci di raggiungere, per quanto riguarda la coclea, le cellule ciliate dell’Organo del Corti degli animali malati, nei quali le ciglia si presentano suddivise in piccoli raggruppamenti ed orientate lungo direzioni diverse le une dalle altre; per quanto riguarda l’occhio, invece, target sono le cellule dell’epitelio pigmentato della retina (RPE), nelle quali sono distribuiti i melanosomi.
In questo modo si crede possibile quantomeno arrestare la degenerazione delle cellule ciliate responsabili della comparsa dei sintomi, se non revertire il fenotipo, ripristinando la norma, la morfologia, nonché la funzione delle cellule ciliate. L’approccio chirurgico studiato per accedere alla coclea è di tipo ventrale, il che permette di accedere al giro basale senza dissezionare la bolla timpanica; dal momento che il foro per effettuare l’iniezione del AAV viene praticato nel punto di saldatura tra bolla timpanica e coclea, è possibile mantenere pressoché intatta la funzione uditiva, riducendo quindi al minimo il danno alle strutture ossee della regione.
Questo tipo di approccio consente poi di valutare non solo il dato morfologico di un eventuale recupero, ma anche la valutazione di un dato funzionale, cosa fino ad oggi impossibile con i classici approcci chirurgici. Grazie all’individuazione de modelli animali appropriati, inoltre, è anche possibile agire sul singolo difetto e quindi sulle alterazioni causate dal malfunzionamento dei singoli geni.
Una volta iniettato il costrutto AAV-gene terapeutico nell’animale, si procede quindi con la raccolta delle coclee e degli occhi trattati per passare alla fase successiva di studio morfologico-funzionale attraverso applicazione di tecniche di immunocitochimica e di microscopia confocale, che consentano di individuare le cellule trasdotte dal virus attraverso l’uso di anticorpi specifici. Al momento sono stati prodotti il clone della MiosinaVIIA e 8 diversi sierotipi di AAV contenenti il suddetto clone, il quale è stato testato per Western Blot in seguito ad infezione di cellule in coltura. Tale analisi ha consentito di stabilire la bontà del clone e l’effettiva infettività del virus.
È stata inoltre messa a punto la procedura operatoria così da consentire l’iniezione dei costrutti nelle coclee degli animali malati. Per quanto riguarda l’occhio, invece, tali virus sono stati testati su colture primarie di RPE del modello animale, dimostrando una effettiva capacità del virus di riprodurre livelli normali della proteina. I dati preliminari consentono di affermare che la procedura operatoria è sicura e che gli animali presentano un buon recupero postoperatorio. È pertanto possibile procedere con le iniezioni intracocleare ed intraoculare dei costrutti gene-AAV, così da poter valutare l’impatto dell’approccio terapeutico su tutto lo spettro di alterazioni che la patologia in studio comporta.
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Meccanismi patologici e genetici della sindrome di Usher: aspetti clinici e psicologici, opzioni diagnostiche e prospettive terapeutiche
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Guidi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Tecniche Audiometriche |
Relatore: | Annamaria Franzè |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 71 |
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