Disturbo Antisociale di Personalità: incontro tra psicologia e norma.

Secondo questo approccio l’ambiente sociale concorre a dar forma al reato, ma la vera causa si trova nella personalità individuale; si tratta di criminologia di acting out, ossia tentare di spiegare perchà a parità di condizioni ambientali solo alcuni individui arrivano a delinquere.
Il padre per eccellenza di questa impostazione teorica è sicuramente Lombroso,, sostenitore della “necessità di considerare il delitto come manifestazione reale ed umana di un determinato individuo” (Canepa). Di tale pensiero si fece padrone anche Di Tullio, che con il termine “delinquente costituzionale” indica i soggetti in cui la prevalenza di fattori ereditari condiziona la formazione di una determinata struttura psicologica.
Numerosi studi sono stati condotti per verificare l’effettiva ereditarietà del comportamento criminale, senza tuttavia ottenere riscontri sufficentemente dimostrativi. Quel che risulta evidente comunque è l’esistenza di una certa ereditarietà di propensione all’atto delinquenziale o a comportamenti non socialmente condivisi. Una componente biologica dunque ci sarebbe, e costituirebbe, se coltivato con diversi altri fattori scatenanti, il terreno alla base della criminalità.
E’ inoltre stato evidenziato come alcune sindromi cromosomiche possano costituire un ulteriore elemento di predisposizione al delitto, riducendo la capacità di resistenza a stimoli ambientali criminogeni.
Infine fattori fisiologici e clinici rilevanti sono riscontrabili in particolari condizioni psicologiche che posso caratterizzare la persona, come gravidanza, depressione, lievi traumi cranici, particolari periodi dello sviluppo, sofferenza legata a malattie degenerative.. (Correra,Martucci,1999)