Utopie e realtà dell'economia all'idrogeno tra teoria e applicazioni
Tensioni geopolitiche derivate dalla dipendenza
Vi sono persone che credono siano i soldi, l’economia, le armi e la politica a governare il mondo. La verità è che questi “poteri” sono solo dei derivati del vero “potere”, l’energia. Per definizione l’energia è l’attitudine, di un corpo o di un sistema, a produrre lavoro, ovvero lavoro potenziale: disporre di energia, quindi di lavoro, è la condizione irrinunciabile per compiere qualunque azione umana.
Fin dagli albori del mondo, l’energia è stata il motore dell’evoluzione della cultura umana: l’Homo sapiens utilizzava il suo corpo come generatore di potenza, sfruttando l’energia immagazzinata nelle piante e negli animali per alimentare la sua sopravvivenza.
Con la nascita delle prime comunità umane, gli uomini sono riusciti ad agire collettivamente, aumentando la loro massa critica al punto da potere assicurare la sopravvivenza di piccole comunità familiari; quando vi fu la transizione da uomo “cacciatore-raccoglitore” a “pastore-agricoltore”, la capacità di sfruttare e di manipolare l’energia dell’ambiente crebbe notevolmente: la possibilità di controllare il flusso energetico con l’agricoltura, l’irrigazione e con la coltivazione di territori, liberò dal vincolo della terra numerosi individui, che ora potevano indirizzare le proprie energie in altri settori.
Le prime guerre, dichiarate e non, furono senza ombra di dubbio causate dalla ricerca, fatta dalle comunità umane, di nuove risorse energetiche. Come abbiamo precedentemente visto, una delle soluzioni che si possono adottare quando si esaurisce una fonte di energia è quella di cambiare geograficamente la fonte di energia. Le prime comunità agricole, desiderose di nuova energia per la popolazione in crescita, cercarono di allargare i propri possedimenti alla ricerca di nuovi terreni per le loro coltivazioni e fu così che la questione territoriale diventò molto importante.
Molte guerre nel passato furono fatte con lo scopo di conquistare la risorsa fondamentale per l’agricoltura: il territorio. Le grandi civiltà dell’Egitto e della Mesopotamia si svilupparono in corrispondenza con l’avvento della coltivazione dei cereali, che permise la costruzione di importanti opere pubbliche, fra le quali le complesse reti idrauliche per l’irrigazione dei campi. Il surplus agricolo prodotto da queste opere diede vita a tutta una serie di servizi e beni sussidiari, quali ad esempio l’artigianato, che permettevano di conservare e immagazzinare il surplus prodotto.
Le arti metallurgiche crebbero sempre più e contribuirono allo sviluppo di armamenti più sofisticati per la conquista di nuove terre e la cattura di nuovi popoli da utilizzare come schiavi. Il potenziale energetico della terra e del lavoro umano fu quindi, da sempre, considerato una valida motivazione di belligeranza, benché spesso tale motivazione venne celata da questioni religiose, culturali, politiche.
Nel medio evo, ad esempio, le ragioni esplicite delle crociate furono ragioni “ideali”: lo scopo della guerra era quello di liberare la terra santa dagli infedeli. Nella realtà molti crociati sceglievano di partire per la terra santa spinti dal desiderio di crearsi un piccolo feudo personale, quel piccolo feudo che non potevano conquistare a casa loro.
George Grant MacCurdy evidenzia come il percorso evolutivo umano sia contrassegnato da un progressivo aumento dell’energia disponibile: “il grado di civilizzazione di ogni epoca, popolo o gruppo di popoli si misura con la rispettiva capacità di sfruttare l’energia per il progresso e i bisogni umani”.
Secondo molti antropologi, la funzione stessa della cultura è quella di imbrigliare e controllare l’energia in modo che possa essere messa al servizio dell’uomo. Lo scopo di questo processo è quello di aumentare il potere e il benessere dell’uomo, creando utensili che gli permettano di catturare e trasformare l’energia, e di creare meccanismi di comunicazione e istituzioni sociali in grado di gestire il processo di trasmissione e distribuzione.
E’ vero, infatti, che le società umane hanno continuato ad aumentare la quantità e la qualità di energia che utilizzano per alimentare la loro vita: si è partiti dall’energia muscolare, che forniva una quantità esigua di energia, e si è arrivati all’energia nucleare e all’energia termica dei combustibili fossili, che invece forniscono una quantità estremamente elevata di energia.
Un altro punto da considerare, nel continuo aumento della quantità di energia utilizzata dalle società, è la necessità di controllare questo crescente flusso energetico con un’adeguata tecno-struttura. Il controllo e la gestione del flusso energetico delle prime comunità di cacciatori-raccoglitori non necessitava di una complessa organizzazione istituzionale, ma con l’aumento delle quantità energetiche utilizzate era sempre più necessario gestire questo flusso con la costruzione di complesse organizzazioni.
Nel corso della storia, i nostri antenati si sono catturati e “imbrigliati” tra loro, questo con lo scopo di sfruttarsi reciprocamente come generatori di energia, ricorrendo alla schiavitù come mezzo per accrescere il loro flusso energetico: pensiamo solo alla gestione degli schiavi per la costruzione delle piramidi egizie, o della grande muraglia cinese, o degli innumerevoli acquedotti e opere romane.
Queste società schiaviste, che possedevano quantità energetiche superiori alle precedenti, avevano bisogno di un complesso apparato per poter gestire e controllare il lavoro coatto degli schiavi: furono costruite strade, sistemi di comunicazione, eserciti per il controllo di questa forma di energia, e il risultato fu la maggiore concentrazione di potere al vertice della gerarchia sociale per controllare e gestire la maggiore complessità prodotta. Il grado di concentrazione del potere raggiunto da queste società schiaviste non è però nemmeno paragonabile al controllo gerarchico necessario alle società attuali per gestire e catturare l’energia dei combustibili fossili.
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Utopie e realtà dell'economia all'idrogeno tra teoria e applicazioni
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Informazioni tesi
Autore: | Martino Sotgiu |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Aziendale |
Relatore: | Teodoro Dario Togati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 217 |
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