Team Building e Serious Play: uno studio delle applicazioni ai team di startup

I dati forniti, dimostrano la assoluta necessità di avere un team tecnicamente competente e coeso, capace di affrontare le avversità esterne ed interne, superando in questo modo le varie fasi di vita. Tuttavia, il dato allarmante indicante che il fallimento del 65% delle startup, su un tasso di fallimenti totale pari al 95%, ha come causa principale problemi interpersonali all'interno dei team, merita di essere attenzionato ulteriormente per cercare di capire il motivo per cui queste problematiche (che rappresentano più della metà dei casi in cui una startup fallisce) non vengono gestite prima che sia troppo tardi.

E' interessante notare inoltre che, mentre in Italia il fallimento è visto come un'anatema che colpisce l'individuo che viene considerato fallito, quindi non meritevole di una seconda possibilità; in Silicon Valley si dà molta importanza al fallimento come fattore di crescita per l'individuo stesso.

Si sposta il focus, e l'aggettivo fallito viene riferito al progetto e non più alla persona; vige infatti lo slogan "fail fast" in quanto fallire, secondo tale orientamento di pensiero è insito nella natura stessa di una startup.

Quando si fa innovazione, infatti, si sperimenta e sperimentare comporta correre il rischio di fallire, e rischiare a sua volta è tra le principali attitudini che fanno di un individuo, un imprenditore. Il fallimento rappresenta, quindi, un'opportunità per dare vita a qualcosa di migliore nei successivi tentativi. Tutto questo può funzionare finchè il fallimento non è strettamente legato a fattori su cui non si può intervenire tramite attività di monitoraggio e gestione del team, per esempio la mancanza di competenze tecniche all'interno di un team piuttosto che la creazione di un business model non sostenibile.

Tuttavia i dati dimostrano che, il più delle volte il fallimento è legato a problemi interpersonali quindi per definizione gestibili; E' dunque utile domandarsi sul perchè questo non succede e si preferisce, invece, sposare ciecamente la logica del <“em>fail fast”. La gestione e il monitoraggio dei conflitti interni al team permetterebbe, sebbene sia indubbio che potrebbero non essere, in tutti casi, gli unici fattori determinanti il fallimento, perlomeno di mutare lo slogan <“em>fail fast" in "fail fast, fail better”.