Accettazione di una nuova tecnologia nel contesto aziendale

Il modello del Task-Technology Fit proposto da Goodhue e Thompson nel 1995 mostra il fatto che una tecnologia o un sistema informatico influenzerà positivamente la performance del soggetto e verrà accettato e utilizzato solo se le sue caratteristiche e potenzialità d’impiego corrispondono con il compito che la persona è chiamata a svolgere. Goodhue definisce il task-technology fit come “il grado fino al quale la tecnologia assiste il soggetto nel mettere in pratica il suo lavoro”. Bisogna, infatti, fare caso al fatto che questa coerenza tra task e sistema tecnologico ci sia effettivamente perché, se non ci fosse, l’investimento tecnologico sarebbe sbagliato in quanto la tecnologia:

1. non essendo utilizzata per il suo scopo, avrebbe performance peggiori di quelle per cui è stata progettata e quindi non giustificherebbe la spesa fatta per ottenerla,
2. potrebbe portare a perdite di tempo o comunque danneggiare il compito da svolgere perché non adeguata,
3. sottrarrebbe risorse a una tecnologia più valida.

Da ciò si può concludere che prima di domandarsi come una tecnologia si possa far accettare, bisogna analizzare se sia davvero la più adatta; le opposizioni all’adozione dell’innovazione saranno più ridotte se questa è veramente utile. Confrontando questo modello con il TAM 2 si può notare come la task-technology fit impatti sia sulla rilevanza nel lavoro, sia sulla qualità dell’output che sulla percezione della facilità d’uso, agendo, quindi, in modo preponderante sulla motivazione dell’individuo all’accettazione tecnologica.