Dubliners, Yunnah e Angusht. Il Regolamento Dublino II per la determinazione dello Stato membro responsabile all’esame di una domanda di asilo.

Take in charge o take back sono le due diciture presenti nella versione in inglese di Dublino II e che indicano le due possibilità di trasferimento di un richiedente dallo Stato membro in cui ha presentato domanda ad un altro Stato membro, individuato competente in base al Regolamento.
Nel primo caso si tratta di una presa in carico, mentre nel secondo di una ripresa, se richiedente ha già presentato una domanda di asilo presso lo Stato in questione e ne ha poi lasciato il territorio. In entrambi i casi comunque, lo Stato è tenuto a portare a termine la domanda di asilo (art.16.1b) proprio per non venire meno agli obblighi previsti dagli strumenti di diritto internazionale che tutelano il diritto all’asilo.
Lo Stato deve prendere in carico il richiedente se accetta la richiesta fatta dallo Stato in cui la domanda era stata presentata originariamente. È tenuto, invece, a riprendere in carico il richiedente, ogni volta che:
a. il richiedente si trova in un territorio di un altro Stato membro senza esserne stato autorizzato mentre l’esame della sua domanda è ancora in corso;
b. il richiedente ha presentato una domanda di asilo in un altro Stato membro dopo aver ritirato la prima domanda;
c. lo Stato membro ha respinto la domanda di asilo del richiedente e questi si trova in un altro Stato membro senza essere autorizzato.
Tali obblighi vengono comunque meno sia se il richiedente si è allontanato dal territorio dello Stato membro da più di tre mesi (a meno che non sia titolare di un titolo di soggiorno in corso di validità concesso dallo Stato membro competente), sia se in seguito ad un rifiuto o rigetto della domanda lo Stato ha già provveduto ad adottare le disposizioni necessarie affinché il richiedente rientri nel suo paese o in uno in cui può recarsi legalmente.
In entrambi i casi, sia nella situazione di take back che quella di take charge tra gli Stati ha luogo uno scambio di informazioni e richieste il cui limite è sì fissato dal Regolamento, ma che tuttavia date le lungaggini amministrative di cui soffrono alcuni Stati europei, tra cui l’Italia, può durare anche di più, incidendo negativamente sulla condizione di precarietà e instabilità di cui un richiedente soffre durante tutta la procedura.