La Vocational Identity: un intervento di career counselling in due scuole napoletane
Sviluppo e Funzione della Vocational Identity
L’occupational identity, oltre a rappresentare un compito di sviluppo per l’adolescente (Erikson, 1968; Flum & Blustein, 2006; Lapan, 2004; Vondracek et al., 1986), rappresenta anche il meccanismo centrale di controllo sullo sviluppo della propria carriera (Meijers, 1998; Vondracek & Skorikov, 1997), in quanto costituisce la struttura cognitiva principale che controlla l'assimilazione sia dell'integrazione di sé sia della conoscenza lavorativa, permettendo, così, all’individuo di prendere decisioni che riguardano la sua carriera in modo logico e sistematico, anche quando posti di fronte ad un grave problema.
Senza un'identità vocazionale chiara e forte, gli individui non sarebbero in grado di fare scelte di carriera appropriati bensì, esse sarebbero accompagnate da una forte sensazione di disagio (Saunders, Peterson, Sampson, e Reardon, 2000).
In una situazione ideale, avere un’identità occupazionale precisa permette di prendere, in modo relativamente facile, razionale, e maturo le decisioni di carriera, anche di fronte a situazioni di ambiguità (Holland, 1985; Raskin, 1985; Saunders et al., 2000). Quanto affermato è sostenuto da numerosi studi, effettuati su adolescenti e giovani adulti, in cui sono state riportate associazioni positive tra identità occupazionale e capacità decisionale (Gushue, Scanlan, Pantzer, e Clarke, 2006; Hirschi & Lage, 2007;. Holland et al, 1993; Solberg, 1998). Al contrario, un’indecisione sulla carriera è correlata ad un’identità occupazionale meno consolidata (Conneran & Hartman, 1993; Holland & Holland, 1977).
Studi longitudinali svolti su adulti hanno confermato l’importanza funzionale dell’avere un’occupational identity ben definita. Ad esempio, essa è risultata essere un fattore predittivo sia della futura realizzazione professionale sia della riabilitazione professionale nel momento in cui è necessario ristabilire il ruolo del lavoratore (Braveman, Kielhofner, Albrecht, & Helfrich, 2006; Schiller, 1998). Un'altra importante funzione della vocational identity è quella di fornire alla persona un senso di direzione e significato, in modo da stabilire obiettivi per il lavoro e l’autovalutazione (Christiansen, 1999; Meijers, 1998; Raskin, 1985; Solberg, Close, e Metz 2002).
La ricerca sperimentale ha dimostrato che l'identità professionale è un forte predittore della capacità di ragionare sulle future sfide di carriera e opportunità (Klaczynski & Lavallee, 2005). Si può affermare che, la vocational identity degli adulti comprende:
a) una comprensione di chi si è stati
b) un senso della direzione desiderata e possibile per il proprio futuro, e serve come mezzo di auto definizione e progetto per l'azione futura (Kielhofner 2007).
Studi hanno dimostrato che l'identità vocazionale è un importante predittore di continuità nel proprio ruolo lavorativo, impegno professionale e organizzativo, e delle prestazioni lavorativo (Baruc & Cohen, 2007; Kidd & Frances, 2006; Suutari & Makela, 2007). La ricerca suggerisce anche che l'identità occupazionale serve come meccanismo di controllo per regolare la stabilità della carriera e la gamma di opzioni di carriera accettabili (King, Burke, e Pemberton, 2005). Molti teorici, infine, sostengono che una consolidata vocational identity contribuisce ad un benessere psicosociale e una vita soddisfacente (Christiansen, 1999; Kroger, 2007; Raskin, 1985; Vondracek, 1995), inoltre protegge i giovani dall’uso di droghe (Frank, Jacobson e Tuer, 1990).
L’identità occupazionale rappresenta un processo di continua costruzione, formazione e riformulazione del sé come lavoratore (FAMA Consortium, 2007). Essa riflette tutte le esperienze di vita che riguardano la comprensione di ciò che si è e ciò che si vuole diventare (Kielhofner, 2007). A tal proposito, l'adolescenza è spesso considerata la fase di sviluppo durante la quale questo processo di formazione di identità inizia, in quanto i limiti dell’attività cognitiva dei bambini non permettono lo sviluppo di una rappresentazione di sé completa e integrata (Kroger, 2007), sebbene le esperienze infantili, molto probabilmente, creino le basi per la formazione della vocational identity (Skorikov & Vondracek, 2007). Per esperienze infantili, facciamo riferimento ad osservazioni informali dei comportamenti lavorativi dei membri della famiglia, alle aspettative sociali e agli stereotipi culturali (Danto, 2003).
Questi aspetti se da un lato possono favorire la formazione dell’identità vocazionale (Vondracek et al., 1999), dall’altra potrebbero limitare il campo dell’esplorazione alle diverse prospettive di carriera percepite nell'adolescenza (Gottfredson, 2005). Risulta comune, infatti, trovare bambini con una chiara occupational identity solo perché si identificano con un adulto o accettano un’occupational identity assegnata da altri (Kalil, Levine, & Ziol-Guest, 2005).
In adolescenza, lo sviluppo della vocational identity può essere variabile, mentre alcuni adolescenti, che non hanno aspettative chiare per il loro futuro lavoro, si trovano in una situazione di identità diffusa, altri, quando si sentono sotto pressione per dover prendere decisioni sul loro futuro professionale, tendono ad accettare un'identità professionale preclusa, soprattutto se si identificano fortemente con i loro genitori (Vondracek et al., 1986).
Molti ragazzi, comunque, durante le scuole superiori, cominciano a riconsiderare le loro attitudini, credenze e valori riguardo il lavoro distaccandosi dalla propria famiglia (Stead, 1996), e andando a percorrere un processo che Erikson (1968) chiamerebbe crisi di identità. A tal proposito, possiamo parlare di “occupational identity moratorium” che rappresenta un periodo lungo e difficile, in quanto i giovani hanno difficoltà a formulare obiettivi di carriera e assumersi impegni occupazionali (Bloor & Brook, 1993; Fadjukoff et al., 2005; Mortimer et al., 2002; Skorikov, 2007). per questo motivo, molti giovani, sembrano rimandare l’assunzione di impegni professionali (Côté, 2000; Salomone & Mangicaro, 1991), preferendo una successione di posti di lavoro causali, apparentemente insignificanti e senza progressione nella carriera (Mortimer et al., 2002).
Sono molteplici i fattori che intervengono nello sviluppo della vocational identity, fattori non solo individuali come il genere e la personalità, ma anche contestuali (gruppo dei pari, famiglia, contesto socio-economico) e l’interazione fra in due (Skorikov & Vondracek, 2007). Anche la scuola, luogo in cui i ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo, riveste una particolare importanza nella formazione della vocational identity. Essa, infatti, permette ai ragazzi di acquisire abilità lavorative, contribuire allo sviluppo di interessi occupazionali, e provvede a guidare, in modo diretto o indiretto, la carriera (Bynner, 1998; Dellas & Gaier, 1975; Vondracek & Skorikov, 1997).
Per quanto riguarda la personalità, Erikson (1963) sostiene che nella formazione dell’identità, e quindi anche per la vocational identity, in quanto componente dell’identità complessiva, siano determinanti i tratti positivi della personalità, come ottimismo, autonomia e senso di agency. Quanto detto è stato confermato da ricerche che sostengono la correlazione positiva tra l’identità vocazionale e l'autostima (Munson, 1992; Santos, 2003), la proattività (Santos, 2003; Turner et al., 2006), l’auto-regolamentazione, il locus of control interno, l’orientamento verso la crescita personale (Robitschek & Cook, 1999) e la decisione razionale (Saunders et al., 2000).
Al contrario, l’identità vocazionale è correlata negativamente con l'indecisione generale (Lucas & Epperson, 1990; Santos, 2001), l’instabilità degli obiettivi (Santos, 2003) e l’ansia e la depressione (Lopez, 1989; Saunders et al., 2000).
Questo brano è tratto dalla tesi:
La Vocational Identity: un intervento di career counselling in due scuole napoletane
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Informazioni tesi
Autore: | Jessica Tomasetta |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Laura Aleni Sestito |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 139 |
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