Il linguaggio degli editoriali tra opinione e persuasione
Struttura dell'editoriale
L’editoriale ha quindi le sembianze di un essay, di un testo, come detto, che utilizza vari argomenti allo scopo di promuovere un punto di vista, in linea con le inclinazioni della testata giornalistica, trattando argomenti d’attualità, nella maggior parte dei casi di tipo sociale e politico. È un testo piuttosto breve che generalmente si compone di sette paragrafi e che non conta più di 750 parole.
In termini di organizzazione del testo, Adriana Bolívar (1994) propone che la struttura interna degli editoriali possa essere descritta come una triade, in quanto si realizza attraverso tre turni fondamentali, espressi per mezzo delle frasi: lead (traducibile con ‘inizio principale’) con la funzione di introdurre ciò di cui si parla (“the aboutness”); follow (cioè il seguito), quella parte del testo incaricata di ‘rispondere’ a quanto introdotto dal paragrafo iniziale; valuate (valutazione) l’unità conclusiva che esprime un giudizio sui turni precedenti.
Partendo da questa ripartizione, ho individuato più specificamente quegli elementi che mi sono sembrati tipici nel determinare la composizione dell’editoriale. È una suddivisione che non si addentra nei dettagli, ma che si limita ad una osservazione semplice, anche se, a mio parere, canonica relativamente a questo tipologia di testi.
Il primo elemento significativo dell’editoriale è il titolo introduttivo, quella frase cioè che indica e stabilisce la tematica centrale del testo, lo snodo a partire dal quale viene sviluppato l’argomento di discussione. Si tratta generalmente di un’espressione non immediatamente esplicita dei contenuti, ma sufficientemente accattivante da attirare l’attenzione del lettore.
In alcuni casi è previsto anche un sottotitolo, una sorta di approfondimento rispetto all’intestazione vera e propria, che mira a coinvolgere il pubblico più apertamente, attraverso un’indicazione più chiara di quella che sarà la questione affrontata.
Il primo paragrafo del testo è invece l’elemento retorico dell’editoriale, a cui è riservata la funzione di fornire quelle informazioni che fanno da sfondo al nucleo del discorso, il ‘contorno culturale’ necessario per comprendere il tema a cui si farà riferimento.
È essenzialmente una descrizione, il cui proposito è allestire la scena della futura discussione, motivo per cui sono spesso presenti in questo passaggio rimandi a luoghi, cose, situazioni specifiche e così via.
L’altro elemento fondamentale dell’editoriale è quello che si potrebbe categorizzare come “specificazione del problema”, ossia il punto in cui è espressa la motivazione dell’editoriale, cioè il fatto che esista una tematica che deve essere dibattuta e affrontata.
Il passaggio successivo si potrebbe definire “discussione”, essendo quella parte del testo in cui si fa riferimento al processo argomentativo e agli argomenti prodotti nel processo. Si fa generalmente uso, in questo caso, di un linguaggio idoneo a difendere o a negare un punto di vista, allo scopo di assicurare consensi. In particolare, le proposizioni sono per la maggior parte affermazioni a cui si contrappongono altre frasi, nella forma di giustificazioni o confutazioni delle stesse. In questi paragrafi risulta già chiaramente evidente la posizione degli autori del testo, la quale viene comunque ribadita nel passo conclusivo.
L’articolazione del punto di vista è proprio ciò che contraddistingue l’editoriale; è la conferma del fatto che la redazione del giornale ha un’opinione a partire dalla quale i fatti vengono giudicati e che si ritiene possa essere condivisa dall’affezionato lettore del giornale.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il linguaggio degli editoriali tra opinione e persuasione
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Informazioni tesi
Autore: | Cinzia Barilli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze della mediazione linguistica |
Relatore: | Marina Bondi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 72 |
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