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Contraddizioni d’Africa. Persecuzione dei “bambini-stregoni” e strategie d’intervento culturale in loro tutela

Stregone buono e stregone cattivo


“Ogni uomo sa che non si trova da solo su un’isola alla maniera di Robinson Crusoe. Egli è legato a un insieme di persone, di animali, di oggetti, di circostanze… Ci troviamo dunque presi in una rete di interazioni. E’ possibile assicurarsi il buon risultato delle interazioni con gli altri, o siamo in balia del puro caso e della buona volontà altrui? Voler determinare il buon risultato può portare alla magia. Voler infliggere con sicurezza un effetto cattivo ad altre persone condurrà alla “cattiva stregoneria”.
Il sistema sociale del kindonismo, della stregoneria, agisce dunque in due sensi: in un senso malefico e in uno benefico. Anche in questo caso, naturalmente, bisogna appartenere in un modo o in un altro a quel genere di sistema sociale, a quella società nella quale è possibile influenzarsi a vicenda. È possibile, ci chiediamo, sottrarsi totalmente a questa specie di influenza reciproca fra le persone?
Non si tratta infatti di uccidere con delle armi o con altri strumenti, si tratta di un’influenza esercitata su un altro soggetto, al punto da renderlo incapace di continuare a vivere, spesso anche biologicamente: la vita gli diventa impossibile e quella persona muore psicologicamente, moralmente e anche fisicamente.
Dobbiamo tenere in considerazione che lo stregone è sempre stato un membro importante della società africana tradizionale ed anche di quella moderna. L’avvento in Africa delle religioni importate dall’estero, in particolare di quella cristiana, ha indiscutibilmente esercitato una grande influenza sul modo di concepire e di percepire la stregoneria. Tuttavia, nulla del nuovo corredo culturale occidentale, neanche la scolarizzazione generalizzata, è riuscito a distruggere la credenza del popolo del continente nero nella stregoneria. E possiamo affermare con fondatezza che l’uomo africano moderno ha paura della stregoneria. Contro di essa, egli si protegge facendo ricorso agli indovini, agli oracoli e ai medium spirituali.
In tempi più vicini a noi esistono dei segni dell’attualità della stregoneria. Molti Africani, temendola, evitano di mettersi a caccia di stregoni. Alcune persone sono considerate tali, ma vengono additate solamente nel momento in cui si presume che esercitino od abbiano esercitato il loro potere per causare del male. In passato – come abbiamo sinora avuto modo di constatare – ogni morte misteriosa veniva attribuita all’opera degli stregoni.
“Un ‘ndoki’ è qualcuno che ha un’influenza spirituale malefica o buona, una sorta di sacerdote che riceve uno status particolare e dispone di una capacità, sia naturale sia acquisita attraverso la sciamanismo, l’ebbrezza alcolica, il ricorso a un medium, o l’iniziazione, ricevuta nella notte detta ‘luce di rivelazione’ o per dei fini terapeutici. Questo stregone può essere spesso un malfattore, ma può essere anche un guaritore, stabilendo un legame tra la divinità e l’uomo. […] In base alla nostra esperienza e alle testimonianze raccolte, ammettiamo anche noi l’esistenza di due tipi di stregoni: quelli buoni e quelli cattivi”.
Queste due tipologie sono originate per nascita, per eredità o mediante apprendistato iniziatico. Quello che distingue gli uni dagli altri non è tanto la maniera in cui questi uomini sono diventati stregoni – anche se, è opportuno precisarlo, chi è nato stregone o lo è diventato per eredità è tenuto in maggiore considerazione rispetto a chi ha imparato ad esserlo – bensì le più o meno estese facoltà di cui dispongono e che permettono loro di agire per il bene o per il male.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Contraddizioni d’Africa. Persecuzione dei “bambini-stregoni” e strategie d’intervento culturale in loro tutela

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Informazioni tesi

  Autore: Gianna Eugenia Serano
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Consulenza Pedagogica e Coordinamento di interventi formativi
  Relatore: Paola Falteri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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