La casa in balle di paglia. Esperienze recenti in Italia
Storia delle costruzioni in paglia
Le prime strutture in balle di paglia furono costruite negli Stati Uniti alla fine dell'Ottocento quando i pionieri del Sand Hills, nel Nebraska dell'ovest, mentre aspettavano che il legno arrivasse tramite la ferrovia, incominciarono ad usare balle di paglia come grossi mattoni per la costruzione di chiese e case provvisorie. Le costruirono in paglia sia perché per loro era un materiale di rifiuto, sottoprodotto del grano, sia perché se la ritrovavano imballata (l'imballatrice fece la sua comparsa a metà del 1800). Scoprirono così che le balle di paglia avevano proprietà uguali, se non superiori, ai materiali standard del tempo, permettendo di avere case che mantenevano il calore durante gli inverni molto freddi e il fresco durante le estati molto calde, isolando acusticamente dal soffiare dei venti. In seguito a tale esperienza positiva nacquero le prime case permanenti in paglia, alcune delle quali costruite nel 1895 e abitate ancor oggi, in buono stato di conservazione grazie ad una costante manutenzione.
Adottando questo iniziale metodo di costruzione (metodo Nebraska), essi costruirono case fino agli anni 40 del Novecento quando, per un insieme di fattori come la guerra, l'incremento della popolazione e l'utilizzo del cemento, passarono ad altre tecniche di costruzione. Nel 1970 Judy Knox e Matts Myhrman si interessarono all’argomento e andarono ad indagare le condizioni di esistenza degli edifici costruiti, la qualità di vita degli inquilini e dei vicini. Nelle costruzioni in paglia di un secolo precedenti, scoperte nelle pianure del Nebraska, essi non riscontrarono problemi relativi ad eventuali danni dovuti all’acqua, a roditori o ad insetti ma solo danni dovuti ad una insufficiente manutenzione; gli inquilini testimoniavano come le loro abitazioni fossero calde in inverno, fresche in estate,
accoglienti e proteggessero dai venti. Perciò, visto e documentato il successo, la praticità, la resistenza agli agenti atmosferici e al passare del tempo, iniziarono a raffinare il metodo Nebraska e svilupparono nuove tecniche: il "Post and Beam", l'autoportante con struttura lignea leggera e il "Matrix".
Tali sistemi trovarono poi emulazione in altri Paesi quali Messico, Australia, Nuova Zelanda, Russia, Mongolia, Cina, Norvegia, Svezia, Germania, Austria, Svizzera e Francia.
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Informazioni tesi
Autore: | Marisa Estella Trevisan |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria edile |
Relatore: | Enrico Pietrogrande |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 97 |
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