Spese di sponsorizzazioni e contenzioso tributario
Sponsorizzazioni e verifiche fiscali
La validità e la fondatezza della deducibilità dei costi, sulla base di quanto fino ad ora esposto, permettono l’ottemperanza di alcuni aspetti che possono essere posti sotto verifica in sede giurisdizionale. Si tratta di:
• Valutare l’esistenza dell’operazione, ovvero della contrattazione (in questo caso l’onere probatorio spetta al contribuente);
• Riscontro di effettiva antieconomicità: in questo caso l’onere della prova spetta all’Amministrazione finanziaria; tuttavia, lo sponsor, per dedurre le spese di sponsorizzazione deve provare che all’attività sia riconducibile una diretta aspettativa di ritorno commerciale.
Al fine di evitare possibili contestazioni lo sponsor non dovrà limitarsi all’assolvimento degli obblighi formali, ma dovrà porre ex ante particolare attenzione a determinati aspetti.
In primis la spesa per essere inserita nella contabilità aziendale deve prevedere una documentazione a supporto dalla quale si evinca oltre che l’importo anche la ragione della spesa e la sua coerenza economica, in quanto, in sede di contenzioso, il giudice sarà tenuto a compiere non solo una valutazione analitica dei singoli elementi, ma una valutazione riferita all’intero complesso indiziario.
In tale prospettiva l’Ufficio qualora sospetti il carattere simulato del rapporto, si indirizza spesso accertando sia lo sponsor che lo sponsee, in quanto alla corretta tenuta della contabilità dello sponsor si contrappongono sovente gravi irregolarità nella contabilità dello sponsorizzato (mancanza della fattura, duplicazione della fattura, utilizzo di medesimi progressi) che spesso beneficia delle agevolazioni previste dalla legge 398/1991, che portano a far presumente la fondatezza della pretesa ex art 2729 Cod.Civ., come ribadito dalla Cassazione con la sentenza 24478 del 18 Novembre 2014 “una tale condotta è di regola alla base di documenti emessi per operazioni inesistenti o di valore di gran lunga eccedente quello effettivo”.
È evidente che in sede giurisdizionale viene data particolare rilevanza al quadro probatorio complessivo, per cui lo sponsor, per evitare possibili contestazioni dovrà:
• Assolvere tutti gli obblighi formali tenuto conto che la declinazione delle clausole contrattuali è riservata alla libera autonomia negoziale delle parti nel rispetto dell’Art. 1322 cod.civ;
• Operare con soggetti riconosciuti, come nel caso di associazioni sportive dilettantesche che risultano iscritte allo specifico registro CONI;
• Richiedere allo sponsee documentazione che dimostri inequivocabilmente l’esistenza dell’attività di sponsorizzazione;
• Evidenziare che lo sponsee non assume obblighi di risultato, senza trascurare che qualora non venga effettuata nessuna pubblicità si potrebbe essere in presenza di un’erogazione liberale, indeducibile, salvo quelle previste dall’ex art.100 T.U.I.R.;
Infine, in merito alle procedure di verifica, però, va fatta una precisazione sulla questione dell’indetraibilità dell’IVA quale conseguenza della presupposta, anche se contestata, non inerenza dei costi presentati. In questo caso, l’Ufficio delle Entrate non pone la dovuta attenzione ai principi di diritto, ovvero quelli di legittimità in considerazione del recepimento delle normative formulate sul tema dall’ordinamento Europeo.
In effetti, il legislatore italiano ha formulato un importante normativa, ovvero l’inapplicabilità, diretta ed automatica, dei principi espressi in merito al tema di imposizione diretta, ponendo particolare attenzione soprattutto alla tematica dei due principi espressi, antieconomicità e inerenza, nell’ambito dell’IVA.
Il sindacato di economicità delle scelte del contribuente, semmai applicabile alle imposte dirette, si rileva inappropriato in ambito IVA, considerando che la natura economica degli atti si manifesta come indicato all’art 9 comma 1 della Direttiva IVA “indipendentemente dallo scopo o dai risultati di detta attività”. Tale impostazione è coerente con il principio di neutralità dell’imposta, in ragione di ciò per costante giurisprudenza cella Corte di Giustizia UE il diritto alla detrazione non può essere soggetto a limitazioni se non in casi eccezionali.
Sulla base di queste considerazioni, dunque, si evince l’illegittimità e l’infondatezza della considerazione della violazione dell’art. 19 del DPR 633/1972 che stabilisce l’indebita detrazione IVA.
Il diritto alla detrazione può essere disatteso dall’Amministrazione soltanto se dimostri l’antieconomicità manifesta e macroscopica dell’operazione, tale da assumere rilievo indiziario di non verità della fattura e dunque di non verità dell’operazione stessa. In virtù di quanto asserito, dunque, la società contribuente dovrà impegnarsi nel dimostrare all’Amministrazione Finanziaria la reale ed effettiva erogazione dei servizi oggetto di contrattazione, la corresponsione dei pagamenti e la corretta contabilizzazione di entrate ed uscite e, dunque, dei componenti negativi di reddito. Sulla base di ciò, ed in ragione dell’art. 19, co. 1, DPR. 633/1972, l’impresa potrà dimostrare la detraibilità dell’imposta in relazione ai beni e ai servizi acquistati nel corso dell’esercizio corrente dell’attività d’impresa.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Spese di sponsorizzazioni e contenzioso tributario
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Informazioni tesi
Autore: | Samuele Quadrati |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Il tributarista: nuove competenze, opportunità, responsabilità |
Anno: | 2022 |
Docente/Relatore: | Giovanna Restucci |
Istituito da: | Università Telematica Unitelma La Sapienza di Roma |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 116 |
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