Extra[Ordinario] Progetto di giardino terapeutico per l'Alzheimer
Spazi protesici come luoghi terapeutici
Quando si parla di casi legati a malattie come il morbo di Alzheimer, si tende a pensare che la progettazione degli spazi a loro adibiti debba semplicemente seguire i requisiti standard previsti per persone che presentano delle disabilità. In realtà il progetto per un malato di Alzheimer è molto più complesso, deve essere concepito in funzione protesica, proprio perché deve compensare sia i deficit fisici, ma soprattutto quelli cognitivi e stimolare le abilità residue.
Le caratteristiche dell’ambiente, pur non mutando il naturale decorso della malattia, possono ridurre i problemi comportamentali e rallentare il declino delle capacità funzionali dei soggetti con demenza, l’ambiente diventa un sostegno alla persona. La difficoltà maggiore sta nella mancanza di comunicazione chiara tra il malato e il mondo esterno; gli atteggiamenti che a noi sembrano irrazionali, sono in realtà il sistema di comunicazione del malato, che deve essere interpretato e reso comprensibile a tutti.
L’architettura e il design devono assumersi questo compito di interpreti delle condizioni e delle percezioni della persona, per poter elaborare un linguaggio dello spazio che sia protesico e in grado di generare benessere. Si deve creare un ecosistema in grado di controbilanciare o per lo meno di non aggravare le molteplici conseguenze causate dai disturbi cognitivi e non cognitivi, bisogna aiutare il malato a vivere meglio la propria condizione di malattia, anche nelle forme più severe o complicate e con grave dipendenza, ricordando sempre che “...Non appena la competenza individuale diminuisce l’ambiente assume una crescente importanza nel determinare il benessere...perciò i poco competenti sono sempre più sensibili agli ambienti nocivi...perciò un piccolo miglioramento ambientale può produrre un grande miglioramento dell’individuo poco competente”.
Spesso ci dimentichiamo che viviamo in due mondi contemporaneamente: nel mondo fisico e nel mondo della percezione. Siamo convinti che i fenomeni che riteniamo oggettivi e misurabili diano la giusta rappresentazione del mondo. In realtà la nostra conoscenza è data dai nostri sensi, dalla nostra percezione delle cose: tutti noi viviamo in una nostra personale realtà e il dato fisico oggettivo e la percezione che ognuno di noi ne ricava sono due cose diverse non comparabili tra loro.
Quando negli anni 50 nasce negli USA la psicologia ambientale (Environmental Psychology), con il gruppo guidato da W. Ittelson e H. Proshansky, ci si comincia ad interessare all’effetto che lo spazio architettonico può avere sul comportamento dei malati in un ospedale psichiatrico; nel 1966 compare per la prima volta la parola “prossemica”, riferito a quella branca della semiologia che studia il significato che lo spazio assume nell’influenzare il comportamento sociale dell’uomo: “...l’uomo fa molto di più che vedere, udire, sentire, toccare, odorare nel semplice senso di registrare il suo ambiente. Egli lo interpreta, avanza inferenze rispetto ad esso, lo sogna, lo giudica, lo immagina e si impegna in altre forme di conoscenza”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Extra[Ordinario] Progetto di giardino terapeutico per l'Alzheimer
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Informazioni tesi
Autore: | Patrizia Frazza |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Politecnico di Milano |
Facoltà: | Design e Arti |
Corso: | Disegno Industriale |
Relatore: | Andrea Branzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 172 |
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