La spettacolarizzazione del cibo nei media. Pratiche, rappresentazioni ed estetiche
Social Food
Nel 2013 lo chef stellato David Bouley vietò ai clienti del suo ristorante di fotografare le pietanze che avevano ordinato, assicurandoli che la foto poteva essere scattata dal personale in cucina e poi consegnata al cliente quando avrebbe pagato il conto. Questa vicenda testimonia un approccio radicalmente diverso rispetto alla consuetudine delle pratiche diffuse nei social media, che vedono gli utenti intenti a fotografare ogni piatto, trovando la migliore inquadratura per ottenere il miglior effetto “instagrammabile”. Tale fenomeno è stato chiamato foodstagramming e consiste nell’azione di scattare foto di cibo e postarle sulle piattaforme. Le persone sembrano guidate dal consumo del cibo più per la mania di fotografare la pietanza e postarla sui social, piuttosto che gustarla. A tal proposito, Jacob Silverman parla di «mantra populista dell’era dei social network20», insistendo sull’evidenza fotografica per ostentare esperienze invidiabili. Tale fenomeno si concretizza nell’espressione: «fai la foto o non è successo», ovvero mostra quello che hai fatto affinchè gli altri possano crederti e confermarlo.
Gli utenti pubblicano immagini per esprimere identità e appartenenza socioculturale, per condividere le proprie abitudini e preferenze con gli altri, e agire come voci esperte nel discorso sul cibo21. D'altra parte molti ristoranti si sono impegnati verso una ristrutturazione di arredi e decorazioni, che potessero fare da sfondo per eventuali riprese fotografiche dei piatti22. Tale adattamento ha fatto emergere sia un piacere voyeuristico, il quale accompagna l'esperienza gustativa del cibo sia un piacere visivo, che si focalizza sulla fotografia ravvicinata del piatto. Di conseguenza i social media sono diventati la piattaforma principale su cui condividere immagini legate al cibo e idee, credenze e valori ad essi associati.
Uno dei principali fattori che ha fatto in modo che il “cibo digitale” diventasse una componente di routine nelle vite degli individui è stata la produzione e diffusione di immagini amatoriali. La democratizzazione dei dispositivi fotografici digitali di alta qualità nelle piattaforme di condivisione di immagini ha consentito un aumento esponenziale di fotografie amatoriali23. Le foto di cibo sono diventate oggetti di conversazione, a tal punto che le bacheche dei social risultano sempre più invase dalla proliferazione di piatti accattivanti, video-ricette consultate per scopi informativi. Instagram ha garantito ai suoi utenti la possibilità di accompagnare le didascalie alle foto e aggiungere i posti dove si è consumato il cibo, ha permesso, inoltre, di inserire hashtag per collegare il contenuto a una categoria di contenuti simili24. In questo modo gli utenti sono capaci di cercare autonomamente nuove ricette o food influencer. In più, le food community emergono da hashtag comuni, sviluppando una rete di idee e informazioni per qualsiasi nicchia di consumatori, come vegetariani, vegani ma anche organizzazioni legate al tema della sostenibilità.
Nel web 2.0 si hanno tre tipologie di rappresentazione della cucina: la prima è la cucina come oggetto specifico, un esempio sono i blog culinari, le video ricette e tutorial per la preparazione di piatti. In questo caso, determinati contenuti risultano sempre più strutturati dal discorso della firma, proprio come succede in ambito artistico e tale fenomeno viene definito “cibo d’autore” o “cibo firmato”25; si ha poi la cucina come elemento di esibizione visiva, pratica molto comune su Pinterest; infine la cucina come oggetto di scambio collaborativo o commerciale, nel quale l’utente recensisce la qualità dei piatti mangiati in un ristorante, bar o altri servizi, esempio di spicco il sito web Tripadvisor26.
La comunicazione social del cibo cambia continuamente in base alle tendenze che emergono, una di queste è il Mukbang Watching, ovvero un fenomeno online emerso nell’ultimo decennio, che consiste nel consumo di cibo condiviso in rete, durante il quale le persone si ingozzano di cibo durante le dirette streaming27. Colui che pratica tale consumo è chiamato Mukbanger e mangia una grande quantità di cibo in pochissimo tempo, interagendo con il pubblico ed emettendo versi o gemiti di piacere. Tale fenomeno è nato in Corea del Sud nel 2010, e si caratterizza per il suo distacco dalla cultura alimentare del Paese, fondata sui principi del buon gusto e dell’alimentazione salutare. Il Mukbang si caratterizza per diversi fini: il primo sociale, dato che vuole contrastare l'isolamento sociale e favorire sentimenti di connessione affettiva con gli utenti, in modo che questi abbiano la sensazione di mangiare insieme e rafforzino il legame con gli altri spettatori e il mukbanger, il quale a sua volta interagisce col proprio pubblico attraverso i commenti e lo ringrazia per le donazioni ricevute in seguito a richieste fatte dagli spettatori. Infatti, solitamente i mukbanger vengono paragonati a prostitute che fanno qualsiasi cosa gli venga chiesta, emettendo gemiti di piacere in cambio di denaro. Talvolta, durante una diretta, può succedere che una parte degli spettatori interagisce in modo violento e offensivo nei confronti del mukbanger sia per il loro aspetto sia per la quantità di cibo consumato, modificando i toni della conversazione e danneggiando la sua reputazione. Altro fine del mukbang è l’intrattenimento, dato che il pubblico si diverte a guardarlo per i suoni emessi durante la masticazione del cibo o dall’apertura delle confezioni. Il mukbang contribuisce, inoltre, a soddisfare il desiderio di “cibo per procura”, ovvero quando una persona mangia al posto di un’altra, dando a quest’ultima la sensazione di aver mangiato realmente e di essersi saziata. Di conseguenza il mukbang è un esempio di come viene comunicato il cibo sui social ed esprime a pieno l’evoluzione che sta portando l’alimentazione a non essere mera soddisfazione di un bisogno primario, ma anche moda e talvolta ossessione portata all’estremo.
20 Silverman, J. (26 Febbraio 2015). ‘Pics or it didn’t happen’ – the mantra of the Instagram era. Tratto da The Guardian: https://www.theguardian.com/news/2015/feb/26/pics-or-it-didnt-happen-mantra-instagram-era- facebook-twitter
21 O'Hagan, L. (2022). Foodstagramming in early 20th-century postcards: a transhistorical perspective. Visual Communication, 2-14.
22 Portanova, S. (2023). Camera eats first: il rito del foodstagramming nella cultura visuale contemporanea. Mediascapes Journal, 2-6.
23 Lewis, T. (2018). Digital food: from paddock to platform. Communication Research and Practice, 212-228.
24 Herman, J. (2019, Dicembre 24). #EatingfortheInsta: A Semiotic Analysis of Digital Representations of Food on Instagram. Graduate Journal of Food Studies, pp. 4-19.
25 Piluso, F. (s.d.). Cibo firmato: chi è l’autore del #foodart? EC-Rivista dell'Associazione Italiana Studi Semiotici, pp. 394-395.
26 Colombo, F., & D'Aloia, A. (2014). Gastronomia mediale. Riti e retoriche del cibo nel cinema, nella televisione e nella Rete*. In F. Botturi, & R. Zoboli, Attraverso il convivio. Cibo e alimentazione tra bisogni e culture (pp. 96-98). Milano: Vita e Pensiero.
27 Aringhieri, C. (s.d.). Il Mukbang Watching. Tratto da Psyeventi: https://www.psyeventi.it/articoli/il- mukbang-watching-c10031.html
Questo brano è tratto dalla tesi:
La spettacolarizzazione del cibo nei media. Pratiche, rappresentazioni ed estetiche
CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI
La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF
Acquista
Informazioni tesi
Autore: | Anna Tulimieri |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione |
Corso: | Media, comunicazione digitale e giornalismo |
Relatore: | Stefania Parisi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 179 |
FAQ
Come consultare una tesi
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Perché consultare una tesi?
- perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
- perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
- perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
Clausole di consultazione
- L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
- Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
- L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
Vuoi tradurre questa tesi?
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »
DUBBI? Contattaci
Contatta la redazione a
[email protected]
Parole chiave
Tesi correlate
Non hai trovato quello che cercavi?
Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database
Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione
Ottimizza la tua ricerca:
- individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
- elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
- se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
- utilizza la ricerca avanzata
- utilizza gli operatori booleani (and, or, "")
Idee per la tesi?
Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti
Come si scrive una tesi di laurea?
A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?
Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.
La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?
La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.
Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:
È ora di pubblicare la tesi