Stanley Kubrick: analisi di un contrappunto audiovisivo
Shining
Con Shining (1980), la cui sceneggiatura è tratta da una novella di Stephen King, Kubrick rilasciò il suo contributo anche al genere horror. Il film ebbe successo ma i critici in quegli anni non lo acclamarono come i precedenti e non arrivò nessuna nomination agli Oscar.
Nell’affrontare e rileggere questo genere cinematografico Kubrick distrugge gli stereotipi figurativi fondanti la poetica dell’orrore, quali ad esempio il contrasto cromatico buio/luce e quello topologico interno/esterno. Ad esempio in tutti i film di questo genere la categoria buio/luce è associata ai contenuti male/bene. Qui avviene esattamente il contrario: tutto l’orrore si esprime sotto la luce, lo stesso Overlook Hotel è sempre inspiegabilmente illuminato, mentre le scene notturne coincidono con aspetti positivi. Anche la categoria interno/esterno si trova ribaltata: la casa non è più luogo nel quale ripararsi dai pericoli esterni, ma costituisce l’incarnazione stessa del male ed è solo fuori, nel labirinto, che Danny trova la salvezza. Inoltre vi è una ricerca di un realismo, ottenuto mediante la ricostruzione minuziosa e fedele degli ambienti, che rende ancor più angosciante l’orrore irreale.
Anche per quanto concerne la musica avviene questa inversione, fino ad allora la parte sonora adoperata per questo genere cinematografico era caratterizzata soprattutto da effetti elettronici e frequenti sbalzi dinamici che situati in parti strategiche del film avevano la sola funzione di provocare una sensazione di improvviso ed inatteso spavento nello spettatore.
L’horror, più di altri modelli formali, si alimenta di convenzioni e topoi, e la musica a esso associata, potenziale sussidio nella produzione e amplificazione dei turbamenti emotivi, non fa eccezione, identificandosi volentieri con formule sinfoniche roboanti e apocalittiche, memori di una tradizione letteraria gotica, di stampo romantico-simbolista, piuttosto che attente ai sottili meccanismi generativi della paura e di come questa sia altro che facile sussulto.
Kubrick affida invece alla musica l’arduo compito di rendere acusticamente visibile la discesa nell’abisso della mente di Jack Torrance, l’invasione che l’albergo opera nella sua psiche, in altre parole la musica deve produrre una dimensione interiore dell’horror. Infatti a ragione il regista statunitense è stato definito dal filosofo Gilles Deleuze «cineasta del cervello».
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Informazioni tesi
Autore: | Domenico Famoso |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Conservatorio A. Corelli |
Facoltà: | Discipline musicali |
Corso: | pianoforte |
Relatore: | Sergio Pallante |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 105 |
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