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Il linguaggio del corpo e i segnali della menzogna

Sguardo e contatto visivo

Lo sguardo rappresenta uno dei più importanti segnali comunicativi a livello non verbale, sia perché gli occhi sono in molti casi la parte anatomica più affidabile del linguaggio del corpo, in quanto rappresentano un punto focale del corpo, sia perché le pupille non sono controllabili a livello conscio. In determinate condizioni di luce le pupille si dilatano o si contraggono a seconda dei cambiamenti di atteggiamento e di umore: quando un individuo si trova in uno stato di eccitazione le pupille si possono dilatare anche di quattro volte rispetto alla dimensione normale; viceversa, in presenza di uno stato d’animo negativo o infuriato si contraggono, dando luogo al ben noto “sguardo da vipera”.
Inoltre, dagli studi di Eckhard Hess (1975), uno dei primi ricercatori a occuparsi di pupillometria, è emerso che quando qualcuno assiste a qualcosa che reputa interessante, le sue pupille si dilatano: pertanto, la dimensione delle pupille è influenzata dallo stato di attenzione e di interesse del soggetto.
Altre ricerche hanno dimostrato che la dilatazione pupillare ha un effetto contagioso, nel senso che chi vede una persona con le pupille dilatate tende a sua volta a dilatarle, e che le pupille di una donna si dilatano più rapidamente di quelle maschili.
Esistono delle importanti differenze culturali nell’utilizzo dello sguardo: i popoli nord-europei e i Giapponesi tendono ad evitare di guardare in modo prolungato i propri interlocutori; mentre nelle culture latine o arabe lo sguardo prolungato è segno di sincerità e interesse verso l’altro.
Oggi i grandi passi avanti nella scienza hanno fatto sì che si possano fare ipotesi molto verosimili sul temperamento, le attitudini, e addirittura sulle preferenze artistiche di chi ci sta di fronte, basandoci semplicemente sul colore degli occhi.
È quanto risulta da diversi studi tra cui quello degli psicologi Coplan, Coleman e Rubin (1995). Nei primi anni di vita (3-4 anni) sembra che un chiaro indicatore della timidezza sia il colore degli occhi: i bambini con gli occhi chiari risultano, nella maggior parte dei casi, più timidi e inibiti rispetto ai loro coetanei dagli occhi scuri. Quando il bambino inizia la scuola e ha maggiori contatti con altre persone (coetanei o adulti), quindi intorno ai 5-6 anni, la corrispondenza timidezza-occhi chiari sembra sparire probabilmente perché l’interazione con gli altri fa sì che lo svantaggio iniziale di chi ha gli occhi chiari venga bilanciato e tutti tornino sullo stesso piano.
Altri studi che sembrano dimostrare la fondatezza di tale ipotesi, sono quelli da cui è emerso che i soggetti con gli occhi chiari e quelli con gli occhi scuri hanno una diversa predisposizione mentale e neurofisiologica (Pacori M.; 1999): i primi risultano più riflessivi, pacati, moderati e meno socievoli (nei primi anni di vita) rispetto ai secondi, più vivaci, dinamici e scattanti. La causa di ciò pare essere la “neuromelanina”, una sostanza naturale che si trova nell’iride e nella pelle (in questo caso viene chiamata melanina) e ne determina il colore: maggiore è la quantità di melanina, più scuri saranno gli occhi e la pelle. Questa sostanza si trova anche nel cervello e il sistema nervoso risulta essere più o meno eccitabile in funzione della sua quantità: maggiore è la neuromelanina presente nel cervello, più facilitati e accelerati saranno gli scambi nervosi. Esiste una corrispondenza tra la quantità di neuromelanina nel cervello e di melanina nell’iride, e questo sembra essere la prova della relazione tra predisposizione caratteriale e colore degli occhi.
Per finire, lo psicologo Markle (1998) ha dimostrato che esiste una corrispondenza anche tra il colore degli occhi e il grado di impressionabilità (sensibilità) del soggetto: Markle ha esposto un numero rilevante di persone di entrambi i sessi a delle scene neutre, violente o di accoppiamento di animali. Le reazioni dei soggetti erano registrate con una sorta di macchina della verità. Il risultato dello studio è stato che le persone con gli occhi scuri avevano delle reazioni emotive più intense rispetto a quelle con gli occhi chiari che risultavano impassibili.
Dalla stessa ricerca è emerso che le persone con gli occhi scuri, per quanto riguarda il senso estetico, preferiscono oggetti complessi, figure simmetriche e strutture che presentano un gran numero di angoli. Al contrario, le persone con gli occhi chiari, dimostrano preferenza per forme più ordinarie e regolari, e non sono particolarmente sensibili ai colori.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il linguaggio del corpo e i segnali della menzogna

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Informazioni tesi

  Autore: Giada Ilaria Passalacqua
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Valentina Cardella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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Parole chiave

prossemica
cinesica
espressioni del volto
il linguaggio del corpo
lie ti me
i segnali della menzogna
comunicazione corporea
i canali della comunicazione non verbale
il rapporto tra il parlato e il linguaggio non ver

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