Metodo open data. Valorizzazione delle informazioni pubbliche
Semplificazione amministrativa. Bussola della trasparenza, Albo Pop e Juriswiki
Pur essendo uno degli obiettivi (almeno dal punto di vista teorico) di ogni ente pubblico nonché un tassello fondamentale per contrastare la burocrazia, tra semplificazione amministrativa e open data non si è instaurato un buon feeling, quantomeno a giudicare dai portali dedicati. Purtroppo, bisogna registrare una delle maggiori carenze nell’utilizzo dei dati aperti in questo campo, ma lo stesso non si può dire della libera circolazione delle informazioni, nella loro diffusione, ed in un maggiore processo di trasparenza innescato da esse. Tutte caratteristiche degli open data, e che, incarnando a pieno titolo i principi dell’open government trovano ampio spazio in uno dei migliori siti della PA al riguardo, ovvero, la “bussola della trasparenza”. Questo portale è particolarmente utile per verificare quanto le pubbliche amministrazioni rispettano gli obblighi di pubblicazione sui siti web ai sensi del d. lgs. 33/2013. Come ben noto, le PA, sia a livello centrale che locale, devono curare il proprio sito web di riferimento per offrire dei servizi essenziali a cittadini ed imprese. Ebbene, la Bussola della trasparenza funge da aggregatore di controlli: direttamente dal sito, è possibile visualizzare come gli enti pubblici rispettano gli obblighi di pubblicazione, facendo anche delle opportune verifiche sul campo, visitando proprio il sito che si sta monitorando. Nel dettaglio, se vogliamo accertare come il Comune di Salerno adempie a queste incombenze, la nostra bussola ci proietta sul sito che stiamo consultando.
Grazie alla possibilità di stilare classifiche e comunque di fare procedere a determinate rilevazione, con questo portale viene messo a disposizione un bel po’ di materiale, sia per giornalisti che per ricercatori, per fare le opportune analisi del caso, e confrontare con dei dati oggettivi quali sono le PA che adempiono alla normativa vigente sulla trasparenza amministrativa, ed anche per chiedere lumi in merito alle amministrazioni che non hanno provveduto. Un ottimo strumento di controllo sociale, anche se, meriterebbe ulteriori approfondimenti: non il sito stesso, ma il contenuto di quanto stiamo verificando. Non è raro infatti, trovare degli enti che hanno predisposto gli opportuni campi obbligatori, ma constatare all’interno di esso delle tristissime pagine vuote. Ovvero, rispettare gli obblighi, ma nei fatti, non offrire il servizio alla collettività. Oppure, imbattersi in generiche pagine “in via di allestimento”. Ed è proprio questo uno dei maggiori problemi, ovvero che la PA vede in queste azioni di trasparenza degli obblighi da adempiere, e non dei potenziali benefici che possano derivare da queste strategie di apertura.
Ciò che manca al fine di conseguire una maggiore valorizzazione delle informazioni, è proprio la realizzazione di un progetto pilota che veda coinvolti, ad esempio, diversi Comuni per ogni Regione, ed inserisca in un unico database le varie fasi del procedimento, per vedere anche i tempi di rilascio, le risorse impiegate per far fronte alle esigenze, e quanto tempo impiegano i vari uffici per portare al termine determinate pratiche. Potrebbe essere visto come la costruzione di un metodo per aiutare a migliorare l’ente pubblico nel perseguire gli obiettivi di efficienza, anche attraverso l’imitazione di modelli virtuosi, in modo tale da garantire un servizio migliore, e magari più uniforme su tutto il territorio. Un sistema che punti ad un aspetto collaborativo tra gli enti, di problem solving istituzionale, che possa aiutare quei Comuni che incontrano maggiori difficoltà nel portare avanti determinate procedure a superare gli ostacoli, di carattere tecnico amministrativo, traendo spunto dagli enti virtuosi. Questo anche perché, ben consci del fatto che non basta semplicemente elencare gli episodi negativi, ma bisogna analizzare e raccontare soprattutto i fattori di successo che determinate amministrazioni portano avanti. Le città che sperimentano modelli innovativi nella gestione dei servizi hanno tanto da raccontare affinché le loro energie possano servire allo sviluppo ed alla implementazione delle medesime buone azioni anche in altri territori.
E questi racconti vanno diffusi il più possibile per dispiegare i loro benefici. Un’altra pratica sempre più diffusa consiste nel trovare, sul sito di riferimento delle Amministrazioni pubbliche, delle pagine dedicate alla raccolta di opinioni e di suggerimenti o per sondaggi e rilevazioni. Quello che in gergo viene definito customer satisfaction – soddisfazione dell’utenza – alla quale, ancora oggi, si cercano di fornire strumenti più incisivi per il loro apporto. Queste opportunità, di immediata accessibilità, possono diventare validi canali informativi di supporto ai sistemi già esistenti di rilevazione dei dati, in funzione del miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia nella risposta degli enti pubblici ai bisogni dei destinatari dei servizi (siano essi utenti interni all’organizzazione o utenti esterni).
Per essere efficace tuttavia, la rete di comunicazione istituzionale, deve essere precedentemente pianificata rispetto agli strumenti, ai canali utilizzati e ai contenuti, facendovi partecipare lo stesso personale, verso il quale andrà attuato un costante sforzo informativo, motivazionale e di sensibilizzazione, al fine di evitare che sia vissuto come un ulteriore adempimento di carattere puramente amministrativo. Occorre dunque un cambiamento di prospettiva nei confronti del ruolo e dell’importanza del personale, al fine di considerare le persone non più come elementi di sistemi burocratici, che si governano dettando regole e controllando i risultati, ma come la parte creativa e produttiva del sistema organizzativo per imparare a gestire nel migliore dei modi i processi amministrativi. In questa logica, il servizio pubblico deve considerare il cittadino e le imprese come “clienti” da soddisfare, referenti da ascoltare e aiutare nelle loro richieste di assistenza.
I fruitori esterni dei servizi possono e debbono essere coinvolti direttamente, sia nella elaborazione del programma di miglioramento, che nella pianificazione delle iniziative di sviluppo di nuovi modelli operativi, oltre che nelle fasi di monitoraggio e verifica, ridefinizione e aggiornamento del sistema organizzativo. Le informazioni, infatti, acquisiscono ulteriore valore nel momento in cui vengono riusate e pubblicizzate, soprattutto ai fini di creatività e maggiore conoscenza. Ed a tal proposito, non è ammissibile vedere che il maggior strumento di informazione di un ente, resta il più delle volte sconosciuto ai più: l’albo pretorio. Quest’ultimo è una preziosa fonte di conoscenza dell’attività quotidiana di ogni Comune. In esso, come noto, viene riportato puntualmente ogni atto avente rilevanza con l’esterno, siano esse le determine dirigenziali, delibere degli organi elettivi, ordinanze, sovvenzioni e finanziamenti, ed in generale tutti gli atti e provvedimenti amministrativi che devono essere portati a conoscenza del pubblico. Per ovviare a tale anomalia, Andrea Borruso, un attivista della comunità dei dati aperti, ha messo in piedi un sistema che tiene costantemente in contatto l’utente con la pubblicità dell’albo.
Certo, questo tipo di comunicazioni non sono facilmente riusabili, ma costituiscono un ottimo esempio di valorizzazione delle informazioni del settore pubblico: un ponte di collegamento tra gli enti pubblici ed i cittadini che consentano ai cittadini di restare informati, in modo diverso dal tradizionale, sull’attività pubblica, ed aiutano, più o meno indirettamente, a rendere più responsabile l’ente che, avendo più controllori dovrebbe orientare maggiormente il proprio agire ai canoni del buon andamento e dell’efficienza. Questo sistema, sfruttando un innovativo sistema di notifiche attivabile grazie ai social network, è stato sperimentato in pochi Comuni se non altro perché è stato progettato da poco più di un mese, ma può essere particolarmente utile per capire e magari, standardizzare i dati per una determinata attività amministrativa, in modo tale da intervenire dal punto di vista legislativo, per migliorare se possibile, le diverse procedure. E se è vero che l’innovazione si avverte soprattutto nei territori, risulterà per esempio, che un buon procedimento portato avanti dall’amministrazione di Napoli o Reggio Calabria, possa aiutare a risolvere dei problemi anche a Milano o Torino.
La semplificazione amministrativa inoltre, è di fondamentale importanza anche per migliorare la macchina giudiziaria di un Paese. E proprio a questo scopo, Simone Aliprandi, avvocato milanese nonché esperto in materie di innovazione, ha ideato JurisWiki, ovvero una piattaforma aperta per la professione giuridica, dove tutti possono apportare il proprio contributo e liberamente consultabile. Al momento, sono presenti le sentenze della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte Costituzionale. L’auspicio è che grazie a questo portale si possano comprendere meglio le sentenze, anche per essere recepite celermente e senza creare provvedimenti legislativi contrastanti, facendo magari leva sulle opinioni espresse in materia, ed evitare di attivare altri processi che vadano ad ingolfare ulteriormente il settore della giustizia.
JurisWiki può essere considerata come un’enciclopedia delle sentenze, con il non poco ragguardevole merito di aver svolto una riorganizzazione di queste informazioni senza precedente. Una banca dati di facile consultazione, che può essere utilissima a quanti si approccino alla materia, e può essere di fondamentale importanza per i giuristi, in quanto, proprio dai nuovi contributi, dai commenti delle sentenze che possono essere inseriti da chiunque, ulteriori particolari, si può generare nuova conoscenza per gli operanti del settore. Ma può fungere anche da buon esempio, ovvero quale base per avviare una semplificazione normativa. Applicando le medesime procedure, infatti, è possibile capire quali comuni utilizzano più ordinanze, a cosa servono queste violazioni di libertà, e capire se vengono rispettate e quali benefici generano per la società. E può essere anche l’inizio di un processo normativo che punti ad evitare incongruenze, duplicazioni, frasi ripetute, mancanza di armonia e collegamenti tra le fonti, che il più delle volte, nelle loro ambiguità fanno si che si nutrano gli episodi di corruzione, favorendo così l’emergere di due pesi e due misure.
Come abbiamo accertato, il settore pubblico ha rilasciato un discreto quantitativo di informazioni, ma l’associazionismo l’ha probabilmente superato (e migliorato) per qualità e sforzo, non fosse altro che molto lavoro è frutto delle energie volontarie e tante competenze di una comunità che dei dati aperti ne ha fatto quasi un’ossessione. L’ascolto dei cittadini ed un costante confronto con le loro istanze, sono delle variabili fondamentali per programmare interventi di miglioramento della qualità dei servizi pubblici.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Metodo open data. Valorizzazione delle informazioni pubbliche
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Formisano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze dell'Amministrazione |
Relatore: | Roberta Troisi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 168 |
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