Il dibattito sul contributo del Venture Capital allo sviluppo delle imprese. Evidenze da un campione europeo.
Secondo step: il processo d’investimento
Anche il processo di investimento in capitale di rischio è strutturato in fasi:
Individuazione dell’impresa target
Valutazione del profilo strategico e imprenditoriale
Valutazione approfondita dell’azienda e della struttura dell’operazione
Trattativa e definizione del prezzo
Monitoraggio dell’operazione
Concentriamoci un istante sul caso in cui sia l’imprenditore che necessita di un venture capitalist: l’azienda innovativa si dovrà far conoscere dai potenziali investitori e, per far ciò, organizzerà campagne di marketing tramite giornali, riviste, conferenze ed eventi. Ma se è l’operatore istituzionale a cercare un investimento, è fondamentale che egli individui esattamente il target a cui si vuole rivolgere e, per raggiungere questo scopo, deve crearsi una rete di contatti. E’ noto in letteratura che ogni mercato abbia delle caratteristiche proprie: se un imprenditore statunitense vuole cercare investimenti, dovrà focalizzarsi sui soggetti operanti nel settore del Mergers&Acquisitions; se un imprenditore italiano vuole raggiungere lo stesso obiettivo dovrà crearsi dei collegamenti con commercialisti e consulenti o, ancor meglio, con le associazioni di categoria di imprenditori. In tutti i testi, si sottolinea infatti come in Italia il primo approccio investitore-imprenditore sia più informale che altrove.
Durante il percorso di individuazione del target, l’operatore ha, da una parte, l’occasione di stabilire una rete di contatti con altri manager, consulenti e istituzioni finanziarie e, dall’altra, la possibilità di generare il cosiddetto deal flow, un flusso di opportunità di investimento interessanti in relazione al suo profilo specifico (area geografica, tipologia di investimenti, obiettivi, rendimenti attesi). Una volta effettuata la scrematura tra le proposte di investimento, si riflette sulle singole aziende candidate. Si analizza il profilo dell’imprenditore, del suo management e del prodotto o servizio. E’ importante che i primi due siano ben motivati, orientati verso la crescita e l’affermazione aziendale e personale. Come già sottolineato in precedenza, è fondamentale che si formi un legale di fiducia e di cooperazione tra i soggetti. Un altro aspetto da valutare è la coerenza tra il business desiderato dall’investitore e le necessità che si creeranno all’interno dell’azienda, in modo che non nascano conflitti di interesse o di intenzione durante il processo di investimento. Infatti, non appena si inizieranno a produrre utili, la partecipata potrebbe voler distribuire i dividendi per soddisfare i propri azionisti, mentre il venture capitalist potrebbe volerli reinvestire. Si è risolta la questione tramite la “ conclusione di patti tra i due soci in merito alla non distribuzione degli utili per un certo periodo di tempo - oppure - limitato ad una parte soltanto degli utili conseguiti ”.
Come completamento, risulta di rilievo lo studio del piano aziendale, detto business plan. In esso l’imprenditore descrive la sua idea di business, esaltando i punti di forza e riportando proposte per i punti di debolezza.
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Il dibattito sul contributo del Venture Capital allo sviluppo delle imprese. Evidenze da un campione europeo.
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Informazioni tesi
Autore: | Tiziana Giarratana |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e finanza internazionale |
Relatore: | Luisa Anderloni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 162 |
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