La tutela nei licenziamenti illegittimi
Scindibilità delle tutele e revoca del licenziamento
Talora, può accadere che la reintegrazione possa diventare superflua o impossibile, prima dell’instaurazione o anche in pendenza del giudizio, per rinuncia del lavoratore, per cessazione dell’attività produttiva, per opera di accordi sindacali ratificati o per revoca del licenziamento.
Per molto tempo, si è esclusa la possibilità che il lavoratore si azionasse al fine di ottenere solo un ristoro economico dalla declaratoria di illegittimità del licenziamento, ritenendo che la tutela reintegratoria e quella risarcitoria fossero un apparato unico ed inscindibile.
La Cassazione è intervenuta sul punto mutando radicalmente opinione ed affermando che esiste completa autonomia tra l’ordine di reintegrazione e la condanna al risarcimento dei danni, la quale non è collegata al provvedimento giudiziale, ma costituisce sanzione dell’illiceità del comportamento datoriale e dell’illegittimità del relativo atto.
La Cassazione, pertanto, ha fondato l’affermazione dell’autonomia delle tutele sulla motivazione che il diritto al risarcimento del danno è strettamente collegato all’inefficacia o invalidità del licenziamento e non all’ordine di reintegrazione. Tale concezione oggi sembra essere rafforzata dal fatto che proprio l’ art. 18 al quarto comma, fa riferimento alla sentenza che ordina la reintegrazione.
La disputa, attorno agli effetti della revoca del licenziamento, trae origine dalla differente lettura della relazione tra le due anime dell’art. 18, la cui struttura sanzionatoria si basa sulla convivenza della funzione risarcitoria e di quella ripristinatoria. La questione sta tutta in un domanda fondamentale, alla quale giurisprudenza e dottrina hanno risposto in maniera non sempre convincente: se possa il lavoratore, che sia stato invitato dal datore a rientrare in servizio prima ed indipendentemente da una pronuncia giudiziale, chiedere la prosecuzione del giudizio o addirittura promuoverlo per ottenere il solo risarcimento conseguente alla postulata illegittimità dell’atto di recesso.
È stato affermato che la decisione attorno alla autonomia delle garanzie non può non tener conto delle diverse utilità che il lavoratore intende di fatto conseguire attraverso l’azione giudiziale, nelle cui more, possono verificarsi anche fatti ed eventi tali da determinare una diversa volizione rispetto a quella iniziale. Si pensi al soggetto che abbia immediatamente o in corso di giudizio, trovato un occupazione più confacente e intenda realizzare una mera soddisfazione economica in conseguenza dell’ingiusta estromissione. D’altra parte, non permettere la richiesta preventiva o successiva della sola “monetizzazione” del recesso, significherebbe “premiare” senza ragione l’illecito comportamento datoriale, provocando un ingiusto trattamento tra i rapporti disciplinati dalla normativa speciale e quelli regolati dalle comuni regole civilistiche.
La giurisprudenza sembra aver superato definitivamente le incertezze attorno alla relazione tra interesse alla reintegra e risarcimento del danno. Secondo un consistente filone giurisprudenziale, poiché l’obbligo risarcitorio previsto al quarto comma dell’ art.18 dello Statuto , consegue all’esecuzione dell’atto di recesso illegittimo, la tutela speciale prevista dalla norma non è applicabile in mancanza di una interruzione del rapporto, difettando un elemento costitutivo della fattispecie.
Tale interpretazione, trova riscontro nell’attuale quarto comma dell’ art.18 che, a differenza di quanto accadeva nel previgente testo, nel quale il diritto al risarcimento era collegato alla dichiarazione di inefficacia o di invalidità del licenziamento, richiama quale antecedente della successiva statuizione risarcitoria proprio la sentenza che ordina la reintegrazione.
Qualora la revoca non venga accettata, trovano applicazione le soluzioni con riferimento all’ipotesi della mancata accettazione della revoca, intervenuta a rapporto ormai interrotto.
Quando, invece, la revoca intervenga dopo l’interruzione del rapporto, seguendo la storica pronuncia delle S.U.,si distingue a seconda che la proposta contrattuale venga accettata o meno, essendo irrilevante la durata in sé dell’interruzione.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La tutela nei licenziamenti illegittimi
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Informazioni tesi
Autore: | Alberto Iglio |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi del Sannio |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Marco Mocella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 124 |
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