L'opera di Matteo Garrone e la tradizione grottesca del cinema italiano
Schizofrenia della consumistica tematizzata da Gomorra
Schizofrenia della consumistica tematizzata da Gomorra
Questo capitolo è dedicato al film Gomorra.
La nostra analisi comparerà il testo garroniano all'universo concettuale di Ciao maschio, prima, e a quello della Dolce vita, poi.
Prima però di impegnarci in qualsiasi considerazione di natura intertestuale, esamineremo brevemente le valenze semiotiche della sequenza iniziale del lungometraggio, che ci pare enunciare in forme paradigmatiche alcuni temi sociali centrali dell'opera.
L'incipit di Gomorra è ambientato in un centro estetico e mette in scena una carneficina camorristica che coglierà di sorpresa le sue vittime malavitose, dedite in quei momenti alla cura esteriore del proprio corpo mediante solarium o manicure.
Sul piano stilistico, questo segmento filmico è caratterizzato da una spiccata valenza ossimorica.
I cadaveri sanguinanti e crivellati dai colpi d'arma da fuoco delle inquadrature finali costituiscono un contrappasso impietoso dei corpi narcisisticamente e consumisticamente esposti all'abbronzatura artificiale nella prima parte della sequenza; tale antitesi semantica viene poi amplificata dallo status malavitoso ascrivibile alle stesse vittime della carneficina che dimostrano di conoscere non superficialmente i propri assassini, scambiando con loro parole informali.
Questo status criminale sottopone evidentemente i soggetti in questione a una precarietà totale delle condizioni personali della vita biologica e materiale che parrebbe però completamente rimossa alla loro coscienza per effetto delle logiche dominanti della coeva civiltà spettacolare e dell'immagine tematizzata, e degli annessi sogni evasivi e solipsistici di "grandezza individuale": quella rivendicata dalla libido narcisistica del camorrista tipico come immagine esteriore e potente del proprio Ego (il corpo sottoposto ai trattamenti posticci dell'estetica), e puntualmente e letteralmente contraddetta nella sequenza in questione dall'irruzione del dato bruto e funesto di realtà (il corpo medesimo degradato a carne da macello e cadavere).
L'adesione euforica ai diktat performativi del consumismo e della società dello spettacolo da parte della criminalità qui narrata viene dunque tendenzialmente connotata nel segno di un generalizzato narcisismo e di una perdita assoluta del senso di realtà. Oltre all'ossimoro, una figura retorica classica associabile a questo frammento discorsivo è l'ironia.
Questo brano è tratto dalla tesi:
L'opera di Matteo Garrone e la tradizione grottesca del cinema italiano
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Di Benedetto |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Cinema, televisione e produzione multimediale |
Relatore: | Stefania Parigi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 168 |
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