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Le frodi carosello: profili di natura tributaria e riflessi penali

Schemi di frode in relazione all’origine della merce

In base all’origine della merce e attraverso il distorto utilizzo dei vari regimi di “non imponibilità” previsti dalla normativa fiscale, i meccanismi dell’interposizione fittizia vengono comunemente realizzati secondo diversi schemi di frode. Nel caso di forniture da Paesi UE, le società cartiere assumono l’onere del mancato versamento dell’IVA relativa alla successiva cessione in ambito nazionale della merce di provenienza comunitaria (ai sensi degli artt. 38 e segg. D.L. 331/93).

Lo schema più semplice e ricorrente di questo tipo di frode è, in sostanza, il seguente: la società A effettua una cessione di beni intracomunitaria ad una società B, che è localizzata in un altro Stato ed è una “società fittizia”, nel senso che è sostanzialmente una c.d. mera “testa di legno”, priva di qualsiasi solvibilità.

La società B, acquirente intracomunitario, integra la fattura proveniente dal cedente e liquida l’imposta dovuta, senza effettuare alcun versamento all’Erario, dal momento che la contestuale detrazione dell’IVA neutralizza l’imposta a debito e l’obbligo del relativo versamento.

Successivamente, B effettua una cessione interna ad un terzo soggetto passivo C, incassa l’IVA addebitata in rivalsa a C, ma, prima di “scomparire”, non versa all’Erario l’IVA sugli acquisti effettuati presso B (eventualmente con diritto al rimborso) e successivamente può effettuare (o solo simulare) un’altra cessione intracomunitaria, non imponibile, alla prima società (A). Quest’ultima può, a sua volta, porre in essere una nuova cessione intracomunitaria alla società B e così il ciclo della frode si ripete.

Per rendere più difficili gli accertamenti, nella parte “interna” del circuito di cessione vengono, talvolta, frapposti degli intermediari, o cosiddette “società cuscinetto”, attraverso cui i beni “transitano” da B a C. Si passa così da una struttura triangolare a quadrangolare o a catene in cui sono coinvolti ancora più soggetti. Queste “società cuscinetto”, la cui presenza è eventuale e comunque non indispensabile alla perpetrazione della frode, possono essere consapevoli della frode stessa, ma possono anche esserne del tutto all’oscuro.

Le varianti dello schema-base sono molteplici: in particolare, specie nelle catene “chiuse”, è frequente che l’acquirente comunitario effettui la successiva cessione ad un prezzo “sottocosto”, altamente concorrenziale e vantaggioso per il cessionario, e recuperi la conseguente perdita, proprio omettendo di versare l’imposta dovuta.

In tal modo il vantaggio economico derivante dall’inadempimento dell’obbligo di versamento viene, di fatto, ad essere “ripartito” tra l’acquirente intracomunitario e il successivo cessionario, a spese dell’Erario. Nel caso di forniture nazionali, l’interposizione della società cartiera avviene di norma nella forma che prevede la presentazione al fornitore nazionale di false dichiarazioni di intento per l’esportazione in assenza dei requisiti previsti dal combinato disposto dell’art. 8, c. 1 lett. c) del D.P.R. 633/72 e dell’art. 1, c. 1, lett. a) e c) del D.Lgs. 746/83.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le frodi carosello: profili di natura tributaria e riflessi penali

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Massimiani
  Tipo: Tesi di Master
Master in Diritto penale d'impresa
Anno: 2011
Docente/Relatore: Agostino Sarandrea
Istituito da: Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 39

FAQ

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