Ventaglio di strategie comiche nell'"Aulularia" plautina.

[...] Ma eccoci di ritorno all’Aulularia.
Ulteriore, divertente scambio di battute tra Congrione, Strobilo ed Antrace si riscontra alcuni versi più tardi, quando il secondo pone il quesito di chi sia “il più svelto” tra gli altri due. Senz’indugio né necessità di chiarimenti su cosa l’interrogatore intenda, Antrace non esita a porsi in rilievo vantandosi anche d’esser “il più bravo”. Fulmineo ribatte Strobilo, chiarendo ironicamente ch’egli intendeva a cucinare, non a rubare (e, così, ecco che ci ritroviamo di fronte ad un’altra allusione alla cleptomania propria del cuoco plautino). Su tale credenza si ritorna in seguito, alla fine della quinta scena (secondo atto):

Str: hic autem apud nos magna turba ac familia est,
supellex, aurum, uestis, uasa argentea:
ibi si perierit quippiam (quod te scio
facile apstinere posse, si nihil obuiam est),
dicant: coqui apstulerunt, comprehendite,
uincite, uerberate, in puteum condite.
horum tibi istic nihil eueniet (quippe qui
ubi quid surrupias nihil est).

Tra queste righe non è certo difficile carpire l’ironia che Strobilo effettua nei confronti d’un cuoco e, per estensione, all’intera categoria a cui questi appartiene. In tutto ciò si rilevano pertanto analogie rispetto alle battute misogine d’Eunomia, le quali però vengono utilizzate per raggiunger uno scopo ben delineato: blandire l’interlocutore Euclione. Il sarcasmo sui cuochi, invece, non possiede particolare rilievo nello sviluppo della matassa narrativa.
Esso, oltre a rinsaldare un sodalizio tra autore/attori/spettatori fondato sulla condivisione di divertenti luoghi comuni –ancora una volta talora complessi da cogliere, per un lettore odierno- svolge semplicemente un ruolo prettamente comico.
Al fine di provocar le risa del pubblico, in scene come quelle sopra citate il commediografo s’avvale abbondantemente anche di reciproci “giochi di forza” verbali tra gl’interlocutori, ognuno dei quali tenta di spuntarla mettendo l’altro a tacere, freddandolo con la propria superiore abilità nell’ambito di succosi “botta e risposta”. Rapidissime battute, dunque, nella trama dei quali efficaci insulti s’avviluppano e intersecano agevolmente.
È questo il caso del vivace gioco di parole in cui piacevolmente incappiamo nel terzo atto, quinta scena, dell’Aulularia: alla recriminatoria di Congrione (“hercle iniuria/dispertiuisti: pinguiorem agnum isti habent”), la pronta risposta di Strobilo (“at nunc tibi dabitur pinguior tibicina”) apparirà tanto più comica quanto più inaspettata. E sarà ancora una volta Strobilo ad apostrofare Congrione tacciandolo di balordaggine nei versi immediatamente successivi, non appena quest’ultimo si lamenterà d’esser stato condotto nella casa d’un “vecchio spilorcissimo”, ove gli toccherà “gridar sino a perder la voce”, prima d’ottener qualcosa ch’egli desidera. [...]