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L'eco della rivoluzione dei garofani nella stampa politica italiana

Rivoluzione dei capitani o di sinistra?

I militari che nel 1926 guidati da Salazar avevano instaurato la dittatura, quarantotto anni dopo la facevano cadere.
Come abbiamo visto le ragioni del declino del potere salazarista sono state diverse.
Tuttavia, la stampa politica italiana è rimasta perplessa di fronte a questa modalità di rivoluzione portoghese.
Nel nostro caso era stata la guerra a far precipitare la situazione e la libertà dalla dittatura era venuta dai partigiani, dalla sinistra, che risvegliatasi dal torpore del ventennio, aveva fatto in modo, combattendo a fianco degli Alleati, che l’Italia diventasse una Repubblica democratica.
La caduta della dittatura in Portogallo per mano di militari, quindi è apparsa ai giornali come frutto dell’incoerenza e dell’ingenuità.
Ingenuità del popolo portoghese, perché secondo alcuni giornalisti di diversi giornali politici italiani, una libertà data dall’esercito risultava ambigua e destinata a perire presto.
Se avessero potuto prevedere il futuro e soprattutto se ci fosse stata maggior informazione della situazione portoghese che esisteva da circa un decennio, probabilmente sarebbero state diverse le loro opinioni all’alba della Rivoluzione dei Garofani.
Ma la storia del Portogallo era rimasta chiusa fino ad allora nei propri confini e di certo nessun dittatore nella storia ha mai sventolato ai quattro venti i movimenti sotterranei di opposizione al proprio regime.
Tanto meno Salazar.
Il potere che egli esercitava sull’esercito era diminuito dall’inizio delle guerre contro i movimenti di liberazione delle colonie.
Diventando sempre più impegnative e dispendiose, sia a livello economico che umano, i tredici anni di guerra in Africa avevano aumentato il malcontento sociale, che si era propagato anche fra le righe dell’esercito.
Il regime attraversava, quindi, un momento nuovo di crisi e per questo era stato deciso che il servizio di leva fosse prolungato a quattro anni, di cui due obbligatoriamente nelle province d’Oltremare.
Chi aveva risentito di questa decisione, furono gli ufficiali e i soldati di leva, che vivevano in prima linea gli orrori della guerra. Questi ufficiali provenienti spesso da famiglie borghesi, erano partiti al fronte pensando di dover proteggere la nazione e si erano ritrovati nel mezzo di una guerra insensata e crudele.
Per questo, furono i primi a rendersi conto che il colonialismo non aveva più ragione di esistere e di conseguenza la dittatura sul quale si poggiava.
La censura aveva fatto in modo che loro percepissero solo superficialmente la situazione delle colonie e la propaganda del regime aveva dipinto i guerriglieri come ribelli ingrati e spietati nei confronti della madre patria.
La crudeltà dei militari portoghesi, che poterono vedere con i propri occhi, smentiva tutto questo: le atrocità avevano reso tutti indistintamente vittime, oppressori e ribelli, e l’omertà del proprio Paese non raggiungeva quelle terre lontane.
Fu così che il 9 settembre 1973, ad Evora, una cittadina a sud di Lisbona, si riunirono segretamente i “capitani” e nacque il Movimento das Forças Armadas (MFA), dall’unione del movimento sindacale che si opponeva al governo, e da quello politico contro la guerra.
Nei mesi successivi, il Movimento cominciò a studiare la strategia rivoluzionaria, sapendo che solo loro, in quanto forza armata organizzata, potevano portare la democrazia nel Paese.
Nel marzo successivo, con la Rivoluzione ormai alle porte, stipularono un documento nel quale si impegnavano, dopo la rivolta, a tornare nelle caserme per continuare il loro dovere militare, pur rimanendo vigili nel controllo del nuovo nascente Stato.
Quali fossero tutti gli artefici dell’MFA, non ci fu modo, neanche successivamente, di saperlo con chiarezza. Come rappresentante fu scelto il generale António de Spinola, oppositore del regime, che aveva pubblicato, un libro intitolato “Portugal e o Futuro”, in cui descriveva la necessità di una decolonizzazione monitorata dal governo, che permettesse alle ex colonie di potersi unire liberamente alla federazione portoghese.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'eco della rivoluzione dei garofani nella stampa politica italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Lo Pinto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Mario Di Napoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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