Il fascismo in Sicilia e il suo rapporto con la mafia: l'operato di Cesare Mori

L’assedio di Gangi fu solo l’inizio di una vasta campagna di repressione che colpì tutta l’isola: “A Misilmeri, Bolognetta e Marineo vi furono 119 arresti, 285 nella zona di Termini Imerese, 306 fra Caccamo e Valledolmo, 246 a Bagheria, Ficarazzi e Villabate, 275 a Piana dei Colli, 195 a Sciacca e Agrigento, 105 a Piana dei Greci e a Santa Cristina di Gela, 75 nel solo quartiere di Palazzo Reale a Palermo, 5 a Catania”.
Migliaia, inoltre, furono le persone che, per il solo sospetto di favoreggiamento della criminalità mafiosa, furono sottoposte a misure restrittive come l’invio al confino o le ammonizioni. Mori, dunque, forte dell’ampio potere concessogli e favorito da un sistema politico che aveva abolito libertà individuali e garanzie legalitarie, poté svolgere le sue operazioni di polizia con discutibili metodi repressivi. Nel giro di meno di tre anni furono arrestate circa 11.000 persone, di cui 5000 solo nella provincia di Palermo.
Coloro che riuscirono a sfuggire all’azione repressiva di Mori trovarono rifugio negli USA, dove era già presente una radicata associazione mafiosa di origine siciliana; tra l’altro il proibizionismo in vigore negli Stati Uniti offriva grandi opportunità di profitto illegale.