Regolamentazione degli investimenti esteri nel mercato azionario cinese

È un truismo affermare che in Cina la riforma economica abbia portato ad una crescita sempre più rilevante dell’iniziativa privata nelle attività economiche, cui conseguentemente hanno contribuito, altresì, lo smantellamento delle comuni e delle collettività, lo stimolo ad investimenti esteri, l’iniziale riconoscimento che il settore privato era “supplemento dell’economia statale” invece, oggi, è “importante componente dell’economia socialista di mercato”, la chiusura, la ristrutturazione e lo smantellamento di una parte delle imprese statali, l’apertura dei dirigenti del Partito Comunista Cinese agli imprenditori ed agli uomini d’affari, la vendita di patrimoni alle banche governate dalle autorità centrali e, più recentemente, la decisione di trasferire tutte le azioni detenute dallo Stato nelle 1300 compagnie, quotate in borsa, scambiate pubblicamente.
A tal proposito, nell’aprile 2005, data l’incidenza delle nontradable shares (NTS), riconosciute tra le principali cause di distorsione del mercato, come già in precedenza riferito, la China Securities Regolatory Commission (CSRC) ha avviato un processo di trasformazione delle NTS in TS, interessando gradualmente un numero sempre maggiore di imprese.
Sicché, nel periodo intercorso fra l’aprile 2005 e il settembre 2006, tale trasformazione è stata effettuata per 1.005 imprese quotate, anche se il processo appare in realtà ancora incompleto.
La procedura è infatti piuttosto complessa in quanto articolata in diverse fasi, di seguito brevemente sintetizzate: la fase preliminare prevede che i possessori delle NTS propongano il compenso da fornire ai possessori di TS; proposta che viene ufficialmente pubblicata dalla società interessata, con l’approvazione della Borsa; da tale data le transazioni sui titoli della società interessata vengono sospese per la prima volta; entro dieci giorni dopo tale avviso la società assiste i possessori di NTS nei contatti e nella contrattazione con i possessori di TS; se non intervengono cambiamenti nel compenso indicato, la società dà un annuncio ufficiale dell’accordo raggiunto e si riapre la negoziazione dei titoli; in caso contrario intercorre un ulteriore lasso di tempo per la revisione e relativo annuncio ufficiale; successivamente vi è una seconda sospensione dopo la data di registrazione della ratifica del processo di riforma da parte dell’assemblea degli azionisti. Anche se il compenso stabilito è corrisposto sotto forma di nuove azioni, solo dopo la seconda riammissione alle transazioni tali azioni possono essere oggetto di scambi.
Ebbene, malgrado la complessità della procedura, ineludibili sono (e ancor più saranno) i benefici apportati al sistema, dal punto di vista del: 1)miglioramento della redditività e riduzione del rischio, derivante da una migliore qualità della governance indotta da un maggior controllo degli azionisti sul management e, quindi, gestioni più efficienti con maggior redditività e minor rischio di fallimenti o conseguimento di modesti profitti; 2)un incremento della liquidità del mercato, che evidentemente non può non beneficiare del passaggio dei titoli non negoziabili a titoli negoziabili, con conseguente intensificazione degli scambi e degli operatori; 3)miglioramento delle aspettative per quanto attiene il fattore incertezza, poiché, una volta completato il processo, e tutti i titoli diventeranno negoziabili, si elimineranno anche le incertezze relative alla possibilità di un incremento (oppure no) dell’offerta e alle condizioni della stessa (scilicet numero di azioni attribuite come compensazione).