Percezione e movimento. Il caso della fotografia
Riproducibilità dell’opera e ruolo del fotografo
Uno dei caratteri preminenti della fotografia è rappresentato dalla riproducibilità e dalla serialità, elementi di fondamentale importanza per la comprensione di un passaggio epocale segnato proprio da questo muovo strumento. Rispetto alla pittura, la fotografia rispecchia un mondo esterno mediante un’immagine ripetibile con esattezza.
La ripetibilità aveva già rappresentato un elemento chiave nel passaggio dal Medioevo al Rinascimento, quando la scoperta delle tecniche di stampa determinarono quella che ad oggi conosciamo come l’innovazione gutenberghiana. L’importanza della fotografia è infatti paragonabile a quella della stampa, se si considera il passaggio dall’industrialismo meccanico all’era dell’uomo elettronico, che con essa si verificò.
Riprendendo l’idea di Baudelaire, non si può certamente negare il forte legame della fotografia e del suo carattere di riproducibilità con la produzione seriale, tipica della nuova società industriale. Tutti questi aspetti segnarono un divario sempre maggiore tra la nuova pratica e l’arte tradizionalmente intesa, la pittura. Inoltre la fotografia imponeva un assetto completamente diverso dell’intero processo creativo. Essa ridisegnava la figura dell’artista e imponeva un’interpretazione nuova delle sue creazioni.
La sostanziale differenza con la pittura era data dalla dimensione non solo spaziale, ma anche temporale dell’opera. La fotografia si presenta come una creazione grafica che per la prima volta si fa garante di un avvenimento, testimonia la presenza di uno scambio, di un’interazione tra l’autore e il soggetto ritratto, definibili in relazione ad un luogo e un tempo precisi della dimensione reale.
Se un dipinto poteva essere interpretato come una creazione dal nulla, o come proveniente dall’immaginazione e dall’interiorità dell’artista, la fotografia impone una veridicità di fondo con la quale l’autore può solo relazionarsi: la presenza del fotografo è un prerequisito fondamentale per la creazione di immagini fotografiche.
Ogni fotografia è un certificato di presenza. Questo certificato è il nuovo gene che l’invenzione della fotografia ha introdotto nella famiglia delle immagini. [Roland Barthes]
La produzione in diretta della fotografia segna un ulteriore distanza dalla pittura. La stessa percezione dei soggetti raffigurati muta concettualmente: l’identità acquisisce in fotografia un peso fondamentale, rispetto invece al carattere di generalità che la pittura poteva ancora garantire a piacimento ai suoi soggetti. Tutto ciò accade in un periodo storico che spalanca le porte alla questione dell’identità come appartenenza collettiva ad una classe o ad una tipologia sociale marcata e definita.
A tal proposito Gillo Dorfles sottolinea la non casuale coincidenza dell’avvento della nuova pratica artistica con una tappa evolutiva dell’umanità, indicata come Rivoluzione Industriale. Egli individua nella fotografia un medium indissolubilmente legato a due aspetti fondamentali dell’epoca in questione, l’uno estetico, l’altro sociologico, che conducono all’affermazione della società borghese industrializzata. Un’ultima, doverosa precisazione in merito agli stravolgimenti figli della fotografia, riguarda ancora una volta, il ruolo del fotografo. Arnheim spiega come la fotografia travalichi i limiti d’accesso imposti dalla pittura: la
figura del pittore non interferiva con la vita pubblica o privata intorno a lui. Questo accadeva perché un dipinto poteva ancora conservare quei caratteri di generalità che non interferivano con l’identità globale di ciò che si andava a raffigurare. Il dipinto non denunciava niente in particolare. La fotografia ribalta anche questa dimensione: parliamo però in questo caso della fotografia legata alla scoperta delle tecniche dell’esposizione istantanea
L’ingombranza dell’attrezzatura e la costrizione a tempi d’esposizione molto lunghi delle prime fotografie, consentivano di mantenere inalterato, sotto questo aspetto, il parallelismo con la tradizione pittorica. Ma l’avvento dell’esposizione istantanea ridisegna gli scopi e le funzionalità della pratica fotografica, in modo del tutto inedito. L’istantaneità definisce inequivocabilmente la peculiarità dello strumento e del medium fotografico.
Essa diventa presto il mezzo mediante cui la fotografia giunge alla rappresentazione e fissazione dell’azione spontanea, eliminando la necessità della posa del soggetto. Per la prima volta l’artista può produrre un’immagine senza che in essa vi sia traccia della presenza dell’artista stesso.
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Percezione e movimento. Il caso della fotografia
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Cipro |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Teoria della comunicazione |
Relatore: | Francesco Ferretti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 136 |
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