Legittimità del provvedimento e responsabilità dell'Amministrazione Pubblica

L’attribuzione della potestas decidendi sul risarcimento alla giurisdizione amministrativa ha segnato lo spostamento delle attenzioni dei Giudici dell’Amministrazione dal provvedimento impugnato al comportamento perpetuato dal soggetto pubblico. L’avvenuta modifica ha maggiormente interessato l’attività amministrativa posta in essere nelle procedure ad evidenza pubblica, ed in particolare la materia del recesso unilaterale delle trattative da appalti pubblici, dove troppo spesso gli atteggiamenti della burocrazia risultavano estremamente lesivi della fiducia riposta su di esse dai soggetti privati. Si segnalano due sentenze che meglio di altre delimitano la linea di confine della responsabilità risarcitoria della stazione appaltante per i comportamenti scorretti perpetuati a danno degli interessi privati. La prima pronuncia (ex Consiglio di Stato, sez. IV, 19 marzo 2003, n. 1457) riguarda l’annullamento d’ufficio dell’aggiudicazione provvisoria (rectius diniego di approvazione) di un appalto pubblico di lavori, relativi ad interventi sperimentali di recupero urbano di zone degradate dall’abusivismo. Il provvedimento amministrativo, adottato in autotutela, veniva ritenuto in primo ed in secondo grado pienamente legittimo, in quanto sufficientemente motivato dalla “mancanza di copertura finanziaria sui capitoli del ministero o in base a fondi di altri soggetti e nella mancata produzione di effetti dell’aggiudicazione provvisoria”. La legittimità del provvedimento non pregiudicava però, secondo i giudici di Palazzo Spada, il riconoscimento della responsabilità risarcitoria dell’Amministrazione appaltante, il cui contegno veniva ritenuto causa di ingenti danni economici per il privato aggiudicatario dei lavori di recupero urbano in questione.