Giustizia sociale e approccio delle capacità in Martha Nussbaum
Religione e condizione femminile
Nel trattare il tema della religione, la Nussbaum si propone di analizzare i conflitti tra religione e uguaglianza sessuale e di ricercare e poi sviluppare una strategia che consenta di affrontarli sul piano giuridico e politico. Qualsiasi approccio a questo problema, dice la filosofa, deve contemperare il riconoscimento dell'importanza della religione nella vita degli uomini con la necessità di criticare la religione stessa quando essa costituisce una minaccia per aree importanti del funzionamento umano.
La libertà religiosa è riconosciuta e tutelata nelle democrazie moderne così come altre libertà e diritti fondamentali, per esempio la libertà di movimento, il diritto all'integrità fisica, il diritto all'istruzione e il diritto di proprietà. Talvolta le religioni non riconoscono queste libertà o di fatto le negano a classi di persone per motivi legati alla razza, alla casta o al sesso. Nei paesi in cui le religioni non influenzano il sistema giuridico ciò può non significare molto, ma in paesi come l'India, dove le religioni controllano gran parte del sistema giuridico, la negazione di alcune libertà incide profondamente nella vita delle persone.
Da ciò nasce un dilemma per lo stato liberale: se si interferisce con la libertà religiosa, i cittadini vengono limitati o privati di una libertà fondamentale; se non si interferisce, altre libertà fondamentali vengono limitate o negate. In particolare, il conflitto si crea tra le richieste di libertà di pratica religiosa e le rivendicazioni da parte delle donne di altri importanti diritti come quello dell'uguaglianza sessuale che pure è garantito da molte costituzioni, compresa quella indiana.
La Nussbaum esamina in particolare due posizioni assunte dalle femministe su questo problema. La prima è quella del c.d. "umanesimo femminista secolare", secondo cui il problema sostanzialmente non si pone: i valori dell'uguaglianza e della dignità delle donne devono avere la prevalenza su qualunque rivendicazione religiosa, e ciò anche perché storicamente la religione ha favorito l'oppressione delle donne. La principale obiezione che la filosofa muove a questa posizione si basa sull'argomento derivato dal valore intrinseco delle capacità religiose. Anche se è vero che le maggiori religioni sono spesso state ingiuste nei confronti delle donne, non si può negare che la libertà di fede, di appartenenza e di attività religiose sono tra le capacità umane fondamentali.
Inoltre, l'umanesimo secolare, assumendo un atteggiamento arrogante nei confronti della religione anche quando non c'è nessun problema di danno o di oppressione nei confronti delle donne, non considera che la religione è un forte elemento di identità per le persone e ciò finisce per costituire anche mancanza di rispetto per un valore importante per la vita delle persone stesse.
La seconda posizione esaminata dalla Nussbaum è quella chiama "femminismo tradizionalista". Coloro che difendono questo approccio vedono la cultura e la tradizione locale come la migliore guida per la vita delle donne, in quanto fonti di valore che nel corso del tempo hanno dimostrato la loro importanza per le persone che vivono all'interno di una data comunità. Di conseguenza ritengono che le fonti locali di valori siano più valide per le persone delle norme internazionali dei diritti umani e guardano con forte diffidenza qualunque valore morale estraneo che minacci le tradizioni locali, e quindi anche le tradizionali pratiche religiose.
Sebbene questa posizione sia lodevolmente impegnata a difendere ciò che ha profonda importanza per la vita delle donne reali, essa è criticabile, secondo la Nussbaum, soprattutto perché dà alla religione ampio spazio "per determinare la qualità della vita di una donna, anche quando ciò minacci non solo dignità e uguaglianza, ma la salute, il sostentamento e l'integrità fisica".
Non vi è alcun motivo per ritenere, aggiunge la filosofa, che pratiche tradizionaliste che comportano danno o disuguaglianza nei confronti delle donne siano fondamentali per i valori spirituali di una qualsiasi tradizione religiosa. L'approccio corretto al problema dovrebbe prevedere "due vincoli che limitano l'interferenza con la religione: il rispetto per il valore intrinseco delle capacità religiose e il rispetto per le persone religiose in quanto cittadini", da un lato, e, dall'altro, "il rispetto per le altre capacità fondamentali".
La proposta della filosofa, ispirata ai principi che sono alla base della sua teoria, porta alla conclusione che il rispetto della religione come capacità fondamentale può conciliarsi con il rispetto delle altre capacità fondamentali se si conviene che lo stato è legittimato ad ostacolare l'attività religiosa solo nei casi in cui l'osservanza delle prescrizioni o delle pratiche religiose minaccia l'esercizio di altre capacità fondamentali.
Secondo l’autrice, "dovremmo rifiutare di mostrare rispetto alla religione quando la sua pratica lede le persone nell'area protetta delle capacità principali" e poi "la protezione delle capacità fondamentali dei cittadini dovrebbe essere sempre intesa come fondamento di un imprescindibile interesse di stato".
Questo brano è tratto dalla tesi:
Giustizia sociale e approccio delle capacità in Martha Nussbaum
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Murolo |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Brunella Casalini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 78 |
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