Esibizioni allo specchio: narcisismo e reality show
Realtà e fiction
Continuando a riflettere sul significato etimologico della parola reality show: reality, ovvero realtà. L’accadere reale, non inventato. Ciò che succede davvero. Episodi che accadono come conseguenza di circostanze spazio-temporali e dinamiche psicologiche e comportamentali ben precise. Una storia reale ha a che fare con l’autenticità dell’accadere.
Quando guardiamo un film, a meno che non si tratti di un film liberamente tratto da una storia vera, siamo ben a conoscenza che i fatti narrati in tale pellicola non sono reali, cioè sono inventati, prodotti dall’estro di qualche bravo sceneggiatore. La realtà della vita si contrappone alla fiction (finzione) di una sceneggiatura.
Un prodotto culturale (ad esempio una fiction, uno spettacolo), prima di essere offerto al pubblico ha bisogno di essere attentamente studiato e sceneggiato: grazie agli studi di mercato gli autori sono in grado di capire cosa piace al pubblico e fanno in modo di darglielo nel contenuto dei propri programmi.
Considerando tutto ciò: quante probabilità ci sono che una serie di eventi che accadono in modo spontaneo e autentico davanti alle telecamere possano rispecchiare esattamente ciò che incuriosisce il pubblico e possano “fare audience”? In altre parole, quante probabilità ci sono che i contenuti di un “reality”, se lasciati accadere al caso, soddisfino l’interesse del pubblico? Riteniamo che siano un po’ poche! È necessario infatti che gli autori, per catturare ascolti, controllino i contenuti dei propri shows, in maniera tale da farli restare sempre sulla cresta dell’onda di ciò che incuriosisce il pubblico.
Alla luce di questa riflessione, se ci interroghiamo su tutte le scene di violenza fisica e verbale che ci sono state in molti “reality” (pensiamo ad esempio ad una Antonella Elia e una Aida Yespica che si accapigliano furiosamente ne “L’Isola dei famosi” o alle urla e le offese che volano ogni giorno a “Uomini e Donne”): pensiamo ancora che siano scene spontanee e autentiche, o magari ci sorge il dubbio che siano astutamente sceneggiate? Da che mondo è mondo, non è forse la violenza quell’aspetto della vita umana che fa più notizia? E di cosa hanno i bisogno i “reality”, se non fare notizia, per attirare l’attenzione? Se ne parli bene o male, pur che se ne parli.
In conclusione, il nostro ragionamento ci porta a pensare che i contenuti dei reality shows (traducendo: “spettacoli - realtà”) di realtà e autenticità, per esigenze stesse di mercato, possano avere ben poco! Ci troviamo di fronte al paradosso del reality show a cui avevamo accennato. Uno spettacolo non può essere realtà. Non del tutto, almeno.
Uno spettacolo, per sua stessa natura, necessita di essere preparato. Dietro ad uno spettacolo, c’è il lavoro di centinaia di persone. Siamo dell’opinione che ovviamente non ogni parola detta dai personaggi nell’arco di ventiquattro ore possa essere sceneggiata dagli autori. Ma senza ombra di dubbio a essere sceneggiati sono gli episodi capaci di avere alta risonanza nel sistema mediale, ovvero gli intrecci generali delle storie tra i protagonisti.
Quegli stessi intrecci che vanno a ricoprire le pagine dei giornali scandalistici, facendo scalpore, incuriosendo il pubblico, scatenando polemiche e dibattiti su temi sociali; (“Pietro Taricone e Cristina Plevani hanno fatto sesso nella casa del Grande Fratello!”; “Filippo Nardi del Grande Fratello ha avuto una crisi di nervi per astinenza da fumo!”; “Ceccherini è stato escluso dall’Isola dei famosi perché ha bestemmiato!”).
Episodi come i citati vengono infatti ideati per far sì che tocchino varie tematiche sociali ad alto interesse pubblico, intorno alle quali è possibile “ricamare” tantissime discussioni (per la gioia dei programmi di approfondimento come “Punto GF” o “L’Italia sul 2”): il sesso tra i giovani, la problematica sociale del tabagismo, il dibattito laicità dello stato – religione cattolica sono rispettivamente i temi toccati e introdotti dai citati episodi.
Pensiamo che ai personaggi protagonisti di tali intrecci vengano affidati dei ruoli. Tali ruoli, poi potranno essere gestiti in maniera più o meno capace, a seconda dell’abilità di improvvisarsi in un gioco di ruolo. Più o meno è ciò che accade nelle terapie psicoanalitiche di gruppo, dove lo scopo è comprendere le dinamiche individuali e relazionali tra individui. È anche per questo motivo che è possibile utilizzare i “reality” come grandi laboratori per meglio comprendere le dinamiche di gruppo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Esibizioni allo specchio: narcisismo e reality show
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra Pistillo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Media e Giornalismo |
Relatore: | Sergio Caruso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 83 |
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